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Attualità venerdì 19 giugno 2020 ore 10:45

Tracce di Covid nelle acque reflue già a Dicembre

La scoperta dell'Istituto Superiore di Sanità attraverso lo studio effettuato con i campionamenti prelevati nei depuratori di Milano e Torino



ROMA — Il Covid-19 sarebbe arrivato in Italia diverse settimane prima del 18 febbraio 2020 quando fu riscontrato positivo un uomo di Codogno: c’erano infatti già tracce del virus SARS-CoV-2 a dicembre 2019 nelle acque di scarico di Milano e Torino. La scoperta grazie a uno studio in via di pubblicazione dell’Istituto Superiore di Sanità realizzato attraverso l’analisi di acque di scarico raccolte in tempi antecedenti al manifestarsi della COVID-19 in Italia. I campioni prelevati nei depuratori di centri urbani del nord Italia, sono stati utilizzati come ‘spia’ della circolazione del virus nella popolazione. Sorveglianza che potrà essere utilizzata anche in vista di eventuali nuove ondate di contagi per il prossimo autunno.

Lo studio ha preso in esame 40 campioni di acqua reflua raccolti da ottobre 2019 a febbraio 2020, e 24 campioni di controllo per i quali la data di prelievo (settembre 2018 - giugno 2019) consentiva di escludere con certezza la presenza del virus.

"I risultati confermati nei due diversi laboratori con due differenti metodiche, hanno evidenziato presenza di RNA di SARS-Cov-2 nei campioni prelevati a Milano e Torino il 18/12/2019 e a Bologna il 29/01/2020. Nelle stesse città sono stati trovati campioni positivi anche nei mesi successivi di gennaio e febbraio 2020, mentre i campioni di ottobre e novembre 2019, come pure tutti i campioni di controllo, hanno dato esiti negativi", spiega Giuseppina La Rosa del Reparto di Qualità dell’Acqua e Salute del Dipartimento di Ambiente e Salute dell’Istituto Superiore di Sanità, che ha condotto lo studio in collaborazione con Elisabetta Suffredini del Dipartimento di Sicurezza Alimentare, Nutrizione e Sanità pubblica veterinaria.

Una ricerca che può contribuire a comprendere l’inizio della circolazione del virus in Italia e fornisce informazioni coerenti rispetto ad altri risultati ottenuti dall’analisi retrospettiva su campioni di pazienti ospedalizzati in Francia, che identificavano un positivo al SARS-CoV-2 in un campione respiratorio, quindi clinico, risalente alla fine di dicembre 2019, e ad un recente lavoro spagnolo che ha rinvenuto RNA di SARS-CoV-2 in campioni di acque reflue raccolte nella metà di gennaio a Barcellona, circa 40 giorni prima della notifica del primo caso autoctono.

“I nostri risultati - sottolinea Luca Lucentini, direttore del Reparto Qualità dell’Acqua e Salute - confermano le evidenze consolidate ormai a livello internazionale sulla funzione strategica del monitoraggio del virus in campioni prelevati regolarmente nelle fognature e in ingresso agli impianti di depurazione, come strumento in grado di individuare precocemente e monitorare la circolazione del virus nei diversi territori, supportando le fondamentali informazioni della sorveglianza integrata, microbiologica ed epidemiologica". 

"Bisogna evidenziare che il ritrovamento del virus non implica automaticamente che le catene di trasmissione principali che hanno portato poi allo sviluppo dell’epidemia nel nostro paese si siano originate proprio da questi primi casi, ma, in prospettiva, una rete di sorveglianza sul territorio può rivelarsi preziosa per controllare l’epidemia", ha sottolineato Lucentini.

“In questo senso - conclude Lucia Bonadonna, direttrice del Dipartimento di Ambiente e Salute dell’Istituto Superiore di Sanità - abbiamo presentato una proposta di azione al Ministero della Salute per l’avvio di una rete di sorveglianza su SARS-CoV-2 in reflui, e già nel luglio prossimo avvieremo uno studio pilota su siti prioritari individuati in località turistiche. Sulla base dei risultati dello studio pilota, contiamo di essere pronti per la sorveglianza sull’intero territorio nazionale nei periodi potenzialmente più critici del prossimo autunno”.


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