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Attualità domenica 10 maggio 2020 ore 08:35

Ok al decreto per far tornare in carcere i boss

La scarcerazione per il rischio Covid dovrà essere rivalutata in 15 giorni. In Toscana riguarda 42 boss. Il decreto del ministero della giustizia



ROMA — La scarcerazione dei 376 boss e narcotrafficanti, ai domiciliari perché a rischio di contrarre il Covid-19, dovrà essere rivalutata entro 15 giorni. La rivalutazione diventerà immediata se si identifica una struttura idonea a ospitarli. Questa una delle novità del decreto del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, approvato ieri in tarda serata dal Consiglio dei ministri. 

Un decreto con  le nuove misure che dovranno essere applicate dai magistrati ed elaborato dopo le polemiche nate per quella lista di boss, 376, anziani o malati, scarcerati in relazione al rischio di contagio da coronavirus in carcere. 

In Toscana sarebbero 42 i beneficiari della misura, come riportato da Repubblica, mafiosi e narcotrafficanti condannati o in attesa di processo mandati ai domiciliari per motivi di salute collegati al rischio Covid. Nella nostra regione avrebbero lasciato il carcere per i domiciliari 33 condannati per mafia e traffico di droga e 9 detenuti in attesa di giudizio per gli stessi reati. Totale: 42.

Ritornando al nuovo decreto legge per i detenuti in alta sicurezza o al 41 bis, "il magistrato di sorveglianza o il tribunale di sorveglianza che ha adottato il provvedimento, valuta la permanenza dei motivi legati all'emergenza sanitaria entro il termine di quindici giorni dall'adozione del provvedimento e, successivamente, con cadenza mensile".

La valutazione "è effettuata immediatamente nel caso in cui il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria comunica la disponibilità di strutture penitenziarie o di reparti di medicina protetta adeguati alle condizioni di salute del detenuto". In caso di provvedimento con cui l'autorità giudiziaria revoca la detenzione domiciliare o il differimento della pena, questo sarà immediatamente esecutivo. 

Ai detenuti sono consentiti colloqui 'in presenza', e non solo da remoto, come era stato stabilito dalle norme per contenere il contagio da coronavirus almeno una volta al mese.


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