Attualità mercoledì 19 novembre 2025 ore 12:20
Allarme psicofarmaci tra gli adolescenti

Ad accendere i riflettori sul fenomeno è l'ordine regionale degli psicologi: "In Toscana consumo significativamente superiore alla media nazionale"
TOSCANA — Troppi psicofarmaci tra i minorenni toscani, con un consumo regionale significativamente superiore a quello medio nazionale: a lanciare l'allarme accendendo i riflettori sul fenomeno è l'ordine regionale degli psicologi: "Non è la prima volta - ricordano - che la Toscana guadagna questo primato".
A parlare è Valentina Albertini, presidente della Fondazione dell'Ordine degli Psicologi della Toscana, commentando i dati contenuti nel rapporto di Aifa Asmed sull’uso dei farmaci.
“A preoccupare - afferma - è soprattutto l'uso di psicofarmaci nei minori. Essere la prima regione in Italia per prevalenza d'uso di psicofarmaci negli under 18 (0,96% contro 0,57% nazionale) non è un primato di cui vantarsi. È il segnale di un problema nella nostra rete di protezione e cura. Quando i servizi pubblici rivolti all’ Infanzia e all’Adolescenza sono sotto organico e non riescono a erogare percorsi psicoterapeutici e riabilitativi complessi in tempi utili e per vari motivi il percorso privato non viene consigliato, l'unica via d'uscita per gestire l'emergenza e l'afflusso di domande è la stabilizzazione farmacologica”.
“L'aumento del +27% nei farmaci per l'Adhd in un solo anno in Toscana e l'aumento di antidepressivi per la stessa fascia di età racconta sicuramente una migliore capacità di fare diagnosi e quindi di intervento – continua la presidente della Fondazione dell'Ordine degli Psicologi della Toscana - ma forse c'è anche un iperuso delle etichette diagnostiche, che rischiano di diventare una incapacità di fornire risposte psicologiche e relazionali adeguate”.
“La Toscana è una regione attenta al benessere psicologico, come ha dimostrato anche con l'introduzione, tra le prime in Italia, della legge sullo psicologo di assistenza primaria. Ma i dati indicano anche un grande ricorso alla soluzione chimica. Sicuramente gli psicofarmaci in alcuni casi sono fondamentali e in altri sono un sostegno utile. Ma questo dato ci dice anche che probabilmente di fronte al disagio, la risposta immediata e più diffusa nel nostro territorio è la ricetta medica, anziché il percorso di cura psicologica”.
"Spendiamo male e curiamo solo in parte"
Per Albertini i dati evidenziano un certo farmaco-centrismo nell'approccio al benessere psicologico. “La letteratura scientifica invece è chiara: la psicologia e la psicoterapia forniscono al paziente strumenti duraturi che prevengono le ricadute, cosa che la sola pillola non può fare. Ignorare la dimensione psicologica e relazionale del disagio e ricorrere al solo farmaco – spiega Albertini – rischia di cronicizzare la sofferenza e mantenere la persona in un rapporto farmacologico perenne. Stiamo spendendo male e curando parzialmente”.
Per invertire la rotta farmacocentrica, secondo la presidente della Fondazione dell'Ordine degli Psicologi della Toscana, è necessaria una strategia su più binari, dalla prevenzione agli investimenti strutturali su psicologi e psicoterapeuti nel servizio sanitario regionale. “Nell’immediato invece è possibile creare un sistema di convenzione strutturale tra il Ssr e gli psicologi e psicoterapeuti privati accreditati", suggerisce Albertini.
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