Cronaca giovedì 19 giugno 2025 ore 17:12
Crediti fittizi per bonus facciate, maxisequestro

La guardia di finanza ha eseguito il sequestro preventivo di circa 9 milioni di euro. Due indagati nell'indagine su crediti fittizi e autoriciclaggio
TOSCANA — Al termine di un’articolata indagine diretta dalla Procura di Pistoia, i finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziaria di Trieste hanno dato esecuzione, nelle province di Pistoia e Massa Carrara, a un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca per un importo complessivo di circa 9 milioni di euro.
Il provvedimento è scattato nell'ambito di una indagine su fittizi crediti di imposta per “bonus facciate” e al loro successivo auto-riciclaggio. Indagine che ha portato anche alla perquisizioni nei confronti di due indagati, per i quali il pm ha già avanzato richiesta di custodia cautelare al domicilio e ai quali sarà notificato l’invito a presentarsi per l'interrogatorio, propedeutico all'esecuzione della misura.
E' questo l'epilogo di una indagine avviata nel 2022, che ha riguardato inizialmente una società avente sede nel territorio triestino. Risalendo la filiera della cessione dei crediti d’imposta fittizi, gli accertamenti avrebbero poi portato ad una persona giuridica, con sede nel pistoiese che, nella veste di “general contractor” avrebbe indebitamente ottenuto il riconoscimento di ingenti crediti di imposta da “bonus facciate”, mediante fittizie comunicazioni all’Agenzia delle Entrate.
Le indagini eseguite avrebbero quindi disvelato la simulazione del possesso dei requisiti per accedere all’agevolazione fiscale (ovvero l’esecuzione fittizia del pagamento del 10% dell’opera) nonché una sovrafatturazione degli interventi edili eseguiti, o in molti casi, inesistenti.
I crediti di imposta sarebbero stati poi “monetizzati”, mediante la cessione a diversi istituti di credito e ad aziende private. I finanzieri hanno, quindi, ricostruito la filiera della cessione dei crediti d’imposta fittizi e individuato la destinazione finale dell’ingente somma di denaro.
Secondo quanto scoperto dalla guardia di finanza, le provviste illecite sarebbero state reinvestite in beni o attività lucrative, quali lingotti d’oro, polizze vita, orologi di pregio, oltre che in uno stabilimento balneare, con annesso ristorante, in Versilia.
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