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domenica 14 marzo 2021 ore 15:00

TU

Poesie (2018-’20) di Nicola Belcari



. — Le liriche si rivolgono a un “tu” che è l’amico, l’idealizzazione della bellezza femminile, la persona di un incontro… ma più spesso è se stesso. Il tu pronome personale è il soggetto sottinteso di una “vocatio”. E se parlare all’altro chiamandolo all’ascolto esprime un bisogno di comunicare, parlare a se stessi rivela invece la difficoltà di farlo, l’incapacità di stabilire un contatto.


INDICE

  1. SENZA SAPERE 
  2. NINFA 
  3. IL PRESENTE 
  4. AMO 
  5. SCAPPARE
  6. NOI 
  7. NON PIU' 
  8. PARCHEGGIO 
  9. PRIMAVERA
  10. FRANCESCO
  11. PERDERE SE'
  12. INVECCHIARE
  13. TU, L'ALTRO
  14. UN'ALTRA VITA
  15. ORA
  16. ABBONDIO
  17. VENEZIA
  18. VELENO

___________________

SENZA SAPERE

Morremo senza sapere

la fine

lo scopo

che cosa sia la vita

cupo destino

credendo sapere

ma sgomenti

e pieni di terrore

del tuono, del chiarore del fulmine

che annuncia la morte

dopo aver trovato pace

solo nella notte

sopitrice del dolore.

Morrò come vivo

senza sapere.

______________

NINFA

Non hai né padre né madre,

sei tu figlia d'una pianta

com'è del ciliegio il fiore,

sorella sei della rosa

sbocciata fra rovi neri

un giorno di primavera.

Non hai né madre né padre,

apparsa com'erba nuova

al sole gentile, tenera;

da umane sembianze pura

finché questo dolce tempo

d’aprile non passa e muta.

________________

IL PRESENTE

Io sono egoista.

Tu sei indifferente.

Egli è malvagio.

Noi siamo ipocriti.

Voi siete "voi".

Essi sono stupidi.

_____________

AMO

Amo il bambino che fui.

Amo il giovane che ero.

Amo il vecchio che sono stato.

Non ho mai amato me stesso.

__________

SCAPPARE

Sognavamo di scappare

ma siamo rimasti

e ora sappiamo che un altrove non c’era,

ma il sogno, quello l’abbiamo perso

e un rimpianto resta.

________________

NOI

Noi vecchi sapienti,

noi nati poveri,

e loro: giovani infelici,

e loro: fuorilegge, prostitute, mendicanti…

noi tutti,

noi soli,

noi lo sappiamo.

___________

NON PIU'

Lascia svanire il ricordo

di altri giorni

lascia svanire la bellezza

di un lontano passato

come la vita

la rosa appassisce

la stella si spenge

all'alba di un mattino nuovo

e non tornerà a splendere per te

che domani non ci sarai.

Ma la luna sul lago vedrai mai?

e quell'incontro che non c'è stato?

____________

PARCHEGGIO

Uomo, tu sciupi la tua gioventù

in un posto qualunque

scelto dal caso,

come un cane randagio;

dall’asfalto d’un piazzale (assolato,

o sferzato dal vento,

o grigio dalla pioggia)

al tugurio dove trovi rifugio,

con altri come te;

a covare l’istinto di ucciderti?

o di uccidere me o un tuo sventurato

compagno di parcheggio?

___________

PRIMAVERA

Il melo torna a fiorire,

così la vita rinasce

da giorni dolorosi e senza scopo.

So solo muto ammirare il miracolo.

_____________

FRANCESCO

T’ho voluto bene

già in anni lontani.

Mi ricambiavi?

Il bisogno di saperlo…

Credo di sì…

E per esserne certo?

Attraverso parole? quali?

che possono placare un tormento?

È vero? Almeno un poco?

Leggerlo negli occhi?

Nel sogno il tuo sguardo era altrove.

Non c’è stato il tempo per rivolgerlo al mio.

Nella penombra ho cercato tracce,

di altri attimi del sogno,

oltre l’ultimo momento, prima che svanissero,

prima che la luce della realtà, povera e spietata,

li cancellasse del tutto.

E' in me soltanto questo fantasma?

Comunque? prima? dopo?

Euridice non è mai stata al fianco di Orfeo.

Era un fantasma della mente,

destinato a svanire al risveglio,

come il sogno che dilegua.

Euridice torna nell’Ade,

là da dove non è mai uscita,

il suo ricordo, che sembrava riprendere corpo e vita,

torna solo un doloroso ricordo.

______________

PERDERE SE'

Vorrei chiudere gli occhi

sul solito niente,

sui fiori bianchi del melo,

perdere il corpo

perdere sé nel buio,

nella luce,

come l'acqua scorre dolce,

come la carezza dell'aria

al soffio del tempo che ritorna.

_____________

INVECCHIARE

Non si può invecchiare senza soffrire

dopo essere stati giovani.

Cosa resta?

Di un mare immenso senza il ricordo,

pare niente e invece per sempre,

rari momenti,

sfocate immagini attraversate dagli anni,

non vergini come improvvise rivelazioni

la nebbia di mattine in estate

sui campi per i sentieri,

ore silenziose sotto le acacie

al solo rumore delle cicale,

con quali pensieri?

Ore solitarie nella penombra,

con quali pensieri?

Case abbandonate circondate dal verde,

l’arco rimasto d’una villa diruta tra i bambù.

Tradotte in poesie nei dipinti,

acerbi, insuperati, definitivi.

___________

TU, L'ALTRO

Tu, l'altro

quel tu chi è?

È terribile

quel tu sei tu

sono io

a quindici anni

e anche dopo, altre volte

non qualsiasi tra le tante

del passato

di cui il ricordo è perso

sepolto dal tempo

lungo e penoso

fino a ora, a questo giorno

di misera sopravvivenza.

È un amore che s'insinua

nelle pieghe del ricordo

sfuggente

con una pena sottile

che fa soffrire,

è l'amore inutile di sé,

arido e secco

come una pianta morta,

nobile se non amato,

strazio di vivere

senza sapere, senza valore,

senza pace, senza via d'uscita,

né di dare, né di ricevere,

insensato.

Tormentato

da immagini indefinite,

indistinte,

confuso

di un momento e un suo pensiero,

di un ricordo di un ricordo,

indeciso vagare,

non si può trattenere,

impossibile è il ritorno.

_____________

UN'ALTRA VITA

Un'altra vita? Era possibile?

È una prigione, questa,

all'idea di una scelta sbagliata,

d'aver tradito una vocazione,

un sogno, un sentimento.

Come sopportare il ricordo?

(degli altri amati che non ci sono più)

La pena più forte, straziante e immedicabile,

è per sé, quell'io che non è più;

vedersi in un altro tempo,

di un'altra età,

sapendo l'accaduto

di un dopo immodificabile,

senza poter portare aiuto,

vedersi indifeso,

col tempo a venire segnato,

gravato dal destino, dal caso.

Eppure sarebbe stato possibile salvarsi,

sfuggire, se allora avessi capito.

Guai, pensare d'essere un'altra persona,

diversa da quella che fui.

Sollevare la melma del fondo

offusca la vista, confonde l’oggi,

il passato.

Con la stanchezza della vecchiaia,

s'è visto troppi morire,

in balia di paure, d’un dolore, d’un rimpianto,

è il sonno, trovare pace,

una tentazione.

Un'altra vita ora che questa è trascorsa

può solo apparire migliore.

Succede di guardarsi, una volta,

è un amaro abbandono

che non si può proibire...

così però… è finita.

_______

ORA

Chi conobbi, chi amai senza saperlo

sempre più spesso mi fa visita.

Sono un rifugio quelle terre, i campi

ornati di macchie, gli alberi belli.

Non è il dolore di un ritorno

è patire di non poter tornare.

Troppo tardi a stringere…

troppo tardi per stringere a sé…

è essere senza.

Questa non è nostalgia d’allora

ma duro vivere

è la pena di non aver capito, da scontare,

di quel che non avendo dato, ora manca.

Foglie erbe fiori, travolti,

rinascono, sempre uguali, mai uguali.

Il dono negato m’è negato

Il bene misero mi lascia misero,

senza colpa, l’arido cuore ignaro.

La nostalgia, questa nostalgia

non è il segno d’una malattia,

m’appare me stesso come un dio

e gli altri non sono loro,

hanno aspetto umano ma sono dèi immortali,

quel corteo di donne che sembravano belle

non erano tali,

l’amore dava sembianza sovrumana,

scioglieva il pensiero.

L’oggi è meschino, povero e stupido

e può essere solo così,

una triste condanna sarebbe

fermare il tempo,

in un eterno presente.

Oscura tragedia senza rimedio

non è il tempo che passa,

è la morte che porta

e prima la vecchiaia che la chiama.

Cosa sarà domani?

Paura e speranza soltanto.

Non c’è mai stato un domani

solo ciò che è stato esiste.

L’ora presente è un cane che abbaia,

senza coscienza.

È quel che il caso ha voluto

il giorno medesimo

in un momento, un attimo

che pare dare ancora sapore alla vita.

Dolce al palato è l’acre limone

quando s’è sofferta l’arsura.

____________

ABBONDIO

Fratello mio.

Come te non ho coraggio.

Anch’io vorrei dormire

stare nel letto nascosto raccolto e malato.

Quando mi sveglierò ricorderò?

Nei sogni tutte le paure

di anni e anni s’avverano.

Vorrei morire

per non patire più.

Avrei pensato come te,

avrei parlato come te,

ma non avrei agito

come hai agito tu.

________

VENEZIA

Posso venire a te solo in sogno

Venezia, ora che sotto la sferza del sole d’estate

Non sei più una città, non ne hai la vita,

sei il luna park della folla che s’accalca

mentre scorre. Non è il popolo di una festa.

Se potrò verrò a te un giorno

per camminare rasente i vecchi muri,

come una barca scivola nell’acqua,

nelle ombre della sera non visto,

lungo i canali e gli antichi palazzi,

nelle vie strette e coperte, silenzioso,

attraverso i ponti percorrerò rapido il tragitto

fino alla chiesa fulgida d’anni,

fino a una riva sul mare aperto,

in ascolto del cupo sciacquio contro le pietre,

all’ultima luce tra le nuvole.

_________

VELENO

Un vento cattivo

sparge il fumo e la cenere dei falò.

Il veleno dei veicoli sospeso nell’aria

respiro, e soffoca.

Con un dolore nel petto

cammino, nella sera nera

alla luce artificiale:

è l’inverno di paese

nell’ora più infame.

________

INDICE

Senza sapere

Ninfa

Il presente

Amo

Scappare

Noi

Non più

Parcheggio

Primavera

Francesco

Perdere sé

Invecchiare

Tu, l’altro

Un’altra vita

Ora

Abbondio

Venezia

Veleno

Nicola Belcari
© Riproduzione riservata


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