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Attualità domenica 25 dicembre 2022 ore 15:00

​Etruschi: olocausto in sette secoli

Pubblichiamo una nota di Roberto Vacca sul genocidio della cultura etrusca perpetrato in 7 secoli dai Romani. In satira (documentata) la proposta che i discendenti degli Etruschi chiedano risarcimento a Roma. Il campione di frasi in Etrusco aggiunge un po’ di realismo



ROMA — di Roberto Vacca

Dovremo risarcire gli Etruschi del genocidio perpetrato dai Romani.

Ecco la storia: Nel 395 a.U.c. (ab Urbe condita = dalla fondazione dell’Urbe) – 386 a.C., i Romani attaccarono la città etrusca fortificata di Tarquinia. Scavarono una galleria sotto le mura e penetrati all’interno la conquistarono. Presero un migliaio di prigionieri e li uccisero. Portarono a Roma in catene 260 nobili etruschi, li flagellarono nel Foro e poi li decapitarono. Incutevano terrore: chi combatteva Roma rischiava di morire dopo sofferenze atroci. Con dodici guerre in sette secoli, la nazione (dodecapoli) etrusca fu gradualmente annientata – la lega etrusca fu ridotta a una confederazione religiosa. Le terre furono espropriate, i tesori rubati dai templi e i nomi delle divinità cambiati: Iupiter invece di Tinia, Giunone invece di Uni, Apollo invece di Aplu, Venere per Turan, Vulcano per Sethlam, Bacco per Fufluns. Bacco si chiamava anche Pupluns, da cui venne il nome della città di Populonia (vicina a Piombino - il cui nome pare fosse Populino = Piccola Populonia). Dalle miniere di Populonia fu estratto il ferro con cui furono costruite le armi per Scipione l’Africano che vinse i Cartaginesi a Zama (553 a.U.c.).

La città di Volsini sull’alta Rocca fu distrutta e chiamata Urbs Veteris [Città Vecchia – Orvieto] – gli abitanti furono spostati forzosamente in riva al lago a Volsini Novi (Bolsena). Gli etruschi furono ridotti a lavori servili, agricoltura e artigianato. I prominenti sopravvissuti, romanizzati, parlavano latino in pubblico ed etrusco solo con i dipendenti. Scrivevano la loro lingua soprattutto scolpendo le parole in gioielli, fibbie, lapidi e sarcofagi. La popolazione dell’Etruria in generale adottò le armoniose sequenze vocaliche del latino, abbandonando gradatamente le asperità delle consonanti etrusche. Nel sangue delle popolazioni dell’Italia centrale sono rimaste, però, importanti sequenze dello stesso DNA identificato nelle ossa tratte dalle necropoli. Gli etruschi – geneticamente – sono vivi. Il genetista A. Piazza ha individuato una quasi identità fra il DNA etrusco dei reperti archeologici e quello di un largo campione di abitanti attuale della cittadina di Murlo, situata a 25 km da Siena (a metà strada fra Grosseto e Arezzo), che per secoli ebbe rapporti quasi nulli col territorio circostante.

Il genocidio culturale degli Etruschi fu completato in sette secoli. La lingua fu obliterata. La parola etrusca “persona” - un individuo, un uomo – fu degradata a definire la maschera portata dagli attori in teatro. Ci sono citazioni etrusche in Tito Livio e altri autori latini e nei sepolcri. Ci sono giunte1350 parole di prescrizioni cerimoniali (scritte a Cortona circa 400 anni a.U.c.) nei tessuti di lino avvolti attorno alla mummia di una donna trovata in Egitto e ora nel museo di Zagabria. Da queste fonti e da altre che si continuano a ritrovare, la lingua etrusca si sta ricostruendo in misura notevole. Vedi alcuni esempi nel riquadro. Il prof Vincenzo Bellelli e il Prof. Enrico Benelli del CNR hanno pubblicato “Gli Etruschi – La scrittura, la lingua, la società”, Carocci Editore 2019. Illustrano: alfabeti, metodi di interpretazione dell’etrusco, lessico, sistema onomastico, epigrafi, evoluzione della lingua e transizione al latino. È un’opera fondamentale che mostra come contenuti e connessioni importanti siano stati ricostruiti con risultati affascinanti.

L’annullamento della lingua e della cultura etrusca, concluso dopo 7 secoli a.U.c., non ebbe echi luttuosi in testi dell’epoca. Infatti erano in corso rivolgimenti più vistosi; le elite culturali e politiche avevano adottato il greco parallelamente al latino. Nei secoli seguenti numeri crescenti di Romani colti, ma poco religiosi [Orazio si definiva “deorum cultor parcus et infrequens”], accettavano la cultura cristiana.

Nei due millenni seguenti l’evoluzione delle lingue continuò. Non c’è notizia di tentativi di riesumare la lingua etrusca: quella cultura continuò a essere studiata da artisti e storici.

Le cose sono cambiate il 13 settembre 2007: l’ONU ha approvato la Dichiarazione sui Diritti dei Popoli Indigeni. Si discute ancora se originariamente gli Etruschi fossero sbarcati in Italia dall’Oriente o se discendessero nella preistoria dalla popolazione nordica dei Reti. Rispetto ai Romani, arrivati miticamente nella Penisola oltre 28 secoli fa, gli Etruschi sono indigeni. La citata Dichiarazione del 2007 non stabilisce nessun termine di scadenza dei diritti degli indigeni a meno che la loro popolazione sia stata sterminata, come accadde ai Tasmaniani nel 19° secolo. Ma abbiamo visto che gli Etruschi sono vivi.

La Dichiarazione ONU del 2007 definisce falsa e illegale ogni possibile pretesa di superiorità di un popolo o di una cultura rispetto alle altre. Stabilisce una serie di diritti degli indigeni: diversità nei costumi, nelle regole, nei rapporti umani, nazionalità, proprietà territoriale, libertà dalla discriminazione, lingua e manifestazioni della cultura passata, presente e futura. Quando uno o più di questi diritti siano stati lesi, la Dichiarazione [negli articoli 11, 20 e 32] impone che vengano ristabiliti e che gli indigeni siano compensati in termini ufficiali, pubblici, legali e monetari, determinati formalmente e quantitativamente in dibattiti da protrarre fino al raggiungimento di accordi. Proprietà e diritti prediali andranno documenti perduti o distrutti andranno riesumati e ricostituiti.

Ristabilire e reintegrare i diritti Etruschi richiederà di iniziare una procedura presso la Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja – contro la Repubblica Italiana - erede di Roma antica che perpetrò il genocidio. Già l’individuazione delle persone fisiche ammesse a presentare l’istanza richiederà indagini, dibattiti, azioni legali innovative, dato che non esiste più un nucleo umano etrusco, né lo si possa ricostruire in base all’aspetto fisico, ma solo in base ad analisi del DNA.

Per semplicità si potrebbero attribuire i diritti degli Etruschi alle regioni di Toscana, Umbria, Emilia Romagna e al Comune di Capua [in totale circa 10 milioni di persone - il 16% della popolazione italiana]. L’ammontare degli interventi di reintegrazione culturale (scuole, archivi. Ricerche) e dei risarcimenti è stato valutato in circa 100 miliardi di Euro

Precedenti La popolazione Ainu, di poche decine di migliaia, nell’isola di Hokkaido a Nord del Giappone, fu annessa al Giappone nel 1869. Una legge nipponica del 1899 stabilì la totale assimilazione degli Ainu, asserendo che l’Impero Giapponese ha un solo popolo, una sola razza e una sola cultura. I diritti degli Ainu furono conculcati per decenni. Solo il 10% del loro territorio originale è di proprietà Ainu. Solo il 16% degli Ainu ha cultura universitaria – contro il 34% del Giappone. È in corso una profonda revisione della situazione in base alla Dichiarazione ONU del 2007.

_______________ Frasi etrusche_____________________________:

Lautnitha am sacm = la libertà è sacra

Mena zic mlakh lautnitha zikh tuthin tmìa = è necessario scrivere un bel libro sulla libertà e offrirlo in voto al tempio

Marisal am hinthial, lautnal am sval = gli schiavi sono morti, I liberi sono vivi.

___________

Roberto Vacca* è un ingegnere, matematico, divulgatore scientifico e scrittore italiano. Laureatosi alla Sapienza - Università di Roma nel 1951 in Ingegneria elettrotecnica, ha svolto fino al 1961 l'attività di ricercatore presso l'Istituto per le applicazioni del calcolo del CNR, occupandosi in particolare di uno dei primissimi calcolatori italiani, il FINAC.

Nel 1960 diventa libero docente in Automazione del Calcolo presso l'Università di Roma, dove svolge l'attività di docente di Calcolatori Elettronici fino al 1966; lo stesso anno diventa membro dell'IEEE (Institute of Electrical and Electronics Engineers). Nel 1961 rappresenta l'Italia alla I Conferenza Internazionale su Traffico e Trasporti di Washington e l'anno successivo (1962) diventa direttore generale e tecnico presso la CGA un'azienda privata con cui collaborerà fino al 1975.

Negli anni compresi fra il 1967 e il 1972 svolge l'attività di rappresentante del Ministero dei Lavori Pubblici (oggi Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti) presso l'OCSE sui sistemi elettronici di controllo del traffico urbano e autostradale. Nel 1975 inizia l'attività di consulente in previsione tecnologica, ingegneria dei sistemi, campagne di corretta informazione su grandi progetti tecnologici, management e formazione.

Dal 1968 fa ricerche di logica e di teoria dei numeri. Dal 1969 ha Numero di Erdős pari a 6, avendo pubblicato un articolo con Wolf Gross; dal 2011 ha numero di Erdős uguale a 3, dopo aver pubblicato un lavoro con Franco P. Preparata.

Dal 2014 è Presidente Onorario di BIP - Best Ideas & Projects.

Roberto Vacca

Roberto Vacca

Roberto Vacca, oltre a svolgere l'attività di docente e ricercatore, si è spesso dedicato alla divulgazione scientifica. Ha condotto alcune trasmissioni televisive di divulgazione scientifico-tecnologica tra cui Parole per l'avvenire (trasmesso su Rai 2) ed ha svolto l'attività di consulente per alcune reti televisive, come Rai Educational. Numerose sono anche le apparizioni televisive dove viene spesso invitato in qualità di esperto e "futurologo" a varie trasmissioni; ad esempio nel 2005 ha partecipato a Che tempo che fa di Fabio Fazio e all'Incudine di Claudio Martelli ed è stato invitato in qualità di ospite allo spettacolo di Beppe Grillo tenutosi a Milano e intitolato Beppegrillo.it.

Oltre a questo ha pubblicato (fino al 2011) periodicamente articoli su vari quotidiani nazionali, tra cui: Nòva - IlSole24Ore e riviste di divulgazione scientifica come ad esempio Newton. In queste attività, oltre a trattare temi prettamente scientifici, Vacca sottolinea spesso il ruolo fondamentale che l'insegnamento e la ricerca scientifica hanno per la crescita di un paese e su come queste in Italia siano spesso trascurate e messe in secondo piano rispetto alle altre priorità del paese.

Continua è anche la sua collaborazione con il CICAP e la sua rivista ufficiale Scienza & Paranormale. Già nel 1978 (11 anni prima della nascita del CICAP stesso) firmò assieme ad altri 21 scienziati italiani una dichiarazione in cui si esprimeva preoccupazione per il crescente spazio concesso dai mass media a informazioni pseudoscientifiche su presunti fenomeni paranormali e si proponeva la realizzazione di un comitato in grado di stimolare i mass media stessi a trattare questo tipo di informazione in modo più responsabile.

Il suo esordio come scrittore di fantascienza e fantapolitica avvenne nel 1963 con il romanzo Il robot e il minotauro, cui fece seguito nel 1965 Esempi di avvenire. È stato uno dei pochissimi scrittori italiani di fantascienza con un'autentica cultura scientifica.[2] Come lo stesso Vacca racconta in alcune interviste, questi romanzi non ebbero molto successo e la notorietà come scrittore arrivò solo nel 1971 con il saggio di tema apocalittico Il medioevo prossimo venturo, considerato un classico della futurologia.

Nel 1981 dal suo romanzo Greggio e pericoloso, venne realizzata una miniserie, composta da quattro episodi, per la TV con la regia di Enzo Tarquini ed interpretato da Pietro Biondi, Claudio Cassinelli, Vittorio Caprioli, Alessandro Haber e Mara Venier.

* Biografia tratta da https://it.wikipedia.org/wiki/Roberto_Vacca


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