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Attualità giovedì 02 settembre 2021 ore 10:05

Tutti vaccinati nella fabbrica orafa "straniera"

La Amici International Srl ha titolare e dipendenti di altri Paesi. Il siero anti Covid "lo riteniamo un diritto e un dovere". Domenica altro Open Day



AREZZO — Le discussioni sul Green Pass si fanno sempre più frequenti, ma in questo caso non ce n'è stato assolutamente bisogno. La storia che vi stiamo per raccontare ha come location una fabbrica orafa, una delle tante che costituiscono la spina dorsale dell'economia aretina. E qui sono tutti vaccinati, fin da primo momento possibile. Ma questa azienda ha una particolarità: gestione e manodopera sono straniere.

Non abbiamo mai avuto dubbi sul vaccino – spiega il titolare Tito Anisuzzaman. - Lo abbiamo fatto perché lavoriamo insieme, perché ognuno di noi ha famiglia e amici, perché lo riteniamo un diritto e un dovere”. Poi aggiunge che molti stranieri provengono da Paesi dove l’assistenza sanitaria deve ancora crescere: essere vaccinati è quindi utile quanto il passaporto.

Tito Anisuzzaman, sia nella sua veste di imprenditore che di creatore dell’associazione ACB Social Inclusion, è uno dei “motori” della partecipazione di cittadini stranieri agli appuntamenti vaccinali ad accesso libero organizzati dalla Asl Tse: domenica scorsa il primo appuntamento e il 5 settembre il prossimo.

“Il vaccino è una tappa indispensabile dell’integrazione dei cittadini stranieri. Le nostre comunità lo sanno benissimo: basta vedere il livello di partecipazione al Teatro Tenda. Stiamo invitando tutti. I problemi che si sono registrati fino ad ora erano dovuti a difficoltà linguistiche e all’accesso alle procedure. L’open day ha semplificato tutto, anche con l’aiuto dei mediatori culturali”.
Tito Anisuzzaman conosce le difficoltà degli immigrati perché le ha vissute tutte. “Ho lasciato il Bangladesh nel 1999 e sono arrivato in Italia. Avevo 17 anni e i primi mesi non ero regolare. Conoscevo connazionali, ma nemmeno in maniera diretta. Il mio era diventato un Paese instabile e pericoloso. Sono venuto in Europa con il pensiero che ci fosse lavoro, ma sono arrivato senza un’idea precisa sul che cosa fare”.

L’ha però maturata presto. Nel 2000 è apprendista in un’azienda galvanica, nel 2006 è stabilizzato ma decide anche di aprire un suo piccolo laboratorio. E’ quella che diventerà la sua azienda. Il nome è indicativo del progetto di vita: Amici International Srl. “Amici perché l’amicizia è un valore fondamentale e International perché non riesco a concepire frontiere e barriere. Per me il mondo è unico e senza confini”.

Nel 2013 riceve il premio nazionale MoneyGram quale imprenditore immigrato dell’anno. Arriva ad avere 14 dipendenti delle nazioni più diverse: dal Bangladesh all’Albania, dall’Italia al Pakistan. La sua azienda si occupa delle finiture galvaniche di prodotti orafi e di gioielleria. La crisi lo ha sfiorato ma non investito: il lavoro continua.
Unisce l’attività imprenditoriale a quella sociale di volontariato. Nel 2007 fonda l’Associazione culturale del Bangladesh che poi si trasformerà in ACB Social Inclusion, con dipendenti, collaboratori e molti volontari. “Non ci occupiamo solo di mediazione culturale ma sosteniamo gli immigrati nelle pratiche legali, sanitarie, formative. Abbiamo scuole di lingua italiana. Di questa associazione sono veramente orgoglioso – commenta Tito Anisuzzaman. Collaboriamo con enti e istituzioni, compresa la Asl Tse e il suo servizio di medicina interculturale”.

Il Covid è stata un’esperienza dura. “Abbiamo aiutato le persone che si sono ammalate, soprattutto se si sono dovuti ricoverare in ospedale e adesso siamo impegnati nella campagna di promozione delle vaccinazioni”. Nuovo appuntamento, quindi, domenica al Teatro Tenda.


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