Il Mito Enofobo
di Nadio Stronchi - martedì 21 febbraio 2023 ore 08:00
Scambio culturale sul testo (Il Mito Enofobo) di Tom Giacalone Monaco, economista statunitense attraverso uno scambio di opinioni con Yves Guyot politico francese G. Bellimi editore, Venezia 1932
Puntualizzazione: Yves Guyot, politico, nato a Parigi e morto nel febbraio 1928, niente a che vedere con Jules Guyot, nato Gyé-sur-Seine Francia, botanico 1807, morto nel 1872, noto come l’inventore del sistema d’impianto di vigneti con il “cordone speronato semplice e doppio, metodo Guyot. I due sono, in periodi diversi, coinvolti nella materia vino e viticoltura con argomenti della stessa materia, ma per scopi diversi. Il primo, Yves Guyot politico aveva intavolato un approfondimento culturale e sociale sul problema dell’alcolismo e il proibizionismo con Tom Giacalone Monaco, economista statunitense, amico. L’altro direttamente nella struttura del vigneto e della vite. In quel periodo, inizi ‘900, negli Stati Uniti c’era il proibizionismo legalizzato dell’alcol in genere, in Francia c’erano iniziative politiche e sociali per introdurre il proibizionismo del vino non tenendo di conto della storia enoica di quella nazione. Nel mito come credenza c’erano le argomentazioni contro il vino-come sostanza alcolica. Non come studio scientifico; E la credenza popolare fu un grimaldello che fece breccia sull’opinione pubblica di conseguenza politica. Da questi scambi culturali tra i due amici ne è uscito un libro scritto da Tom Giacalone Monaco come testimonianza di buoni rapporti e come argomentazioni sociali sulla materia dell’alcolismo portando dei paragoni logici ma empirici contro il proibizionismo, sostenendo che il vino è un alimento essenziale per una buona alimentazione e che poteva essere deleteria verso chi era predisposto a causa di malattie o astemismo. Nel libro di Giacalone è ricordata tutta una letteratura classica e moderna nella quale i personaggi più acculturati tra filosofi e scrittori ci hanno ricordato i benefici nel bere vino, collegandolo agli aspetti più ecclatanti della vita. Ricordiamo la Bibbia con Cristo che ha fatto proprio il vino come suo sangue nella liturgia della Comunione del Cristianesimo. Poi, ne cito alcuni menzionati nel libro di Giacalone: L’Ariosto, il Carducci, Columella, Dante, Goethe, Leopardi, Macchiavelli, Montaigne, Mussolimi, Picasso, Plinio, Plutarco, Platone, Shakespeare, Tolstoj, Zola; Tutti con citazioni in favore del vino. I personaggi citati sono circa 180 ma non potevo citarli tutti. Di contro, dice Giacalone, c’erano gli “intellettuali” una parte di soggetti che facevano i giornalisti che sostenevano i regimi. Cita Wolfango Goethe, che raggiunta la sua serenità olimpica e invocando Hafis, Iran (o Ahfez in persiano), nato intorno al 1315e morto intorno al 1390. Filosofo della moderazione esclamava: "Finchè si è digiuni ,Piacciono le cose cattive, Appena si abbia bevuto, Si conosce già il giusto. Però anche nella smoderatezza, È facile incorrere…..!, Oh, Hafis, insegnami quello che hai saputo"
Quando l’Europa non riesce a scrollarsi da dosso le fobie
Gli studiosi di medicine e biologia avevano e hanno delle ragioni sulla nocività dell’alcol, ma quanti altri “veleni” assume l’uomo! E’ passato un secolo dagli scritti di Giacalone, ma credetemi, i classici sono, fatti salvi gli studenti liceali e universitari, poco letti e poco studiati dalla popolazione in genere. Anche, oggi, ritornano gli intellettuali che girano dentro le istituzioni per influenzare e creare allarmismi contro il vino, ma la coscienza popolare, nonostante tutta l’ignoranza, è cosciente che il vino è essenziale per molti aspetti della vita. Poi ci sono quei soggetti che non lo possono bere per ovvie ragioni, ma è altra cosa. Il secondo, Julen Guyot con la sua invenzione dei sesti d’impianto dei vigneti con 2500 ceppi si possono avere da 80 a 100 ql di uve per ettaro; Dette in impulso alla produzione della vite di abbondanti chili di uve per ceppo. Non fu una soluzione in favore della qualità ma della quantità facendo felici gli enologi e i commercianti di prodotti dell’enologia e l’aumento delle produzioni di vino. Tanto è che su questo metodo cordone speronato si è aperto un dibattito, ormai da anni, tra gli esperti e taluni di loro sostengono che sarebbe utile impiantare molte più viti per ettaro con sesti d’impianto non da 2500 ceppi circa, ma invece, di 7000-8000 mila con cordone speronato con potatura corta. Altri, addirittura, sostengono di fare sesti d’impianto con il sistema ad alberello e con più ceppi e filari più stretti, facendo fare meno uve per ceppo, con meno sforzo vegetativo della vite. I due Guyot impegnati, in modi diversi a sostenere il consumo del vino che ogni poco è osteggiato da salutisti di turno venendo da chi sa quale impulso e o ignorando un mare di veleni alimentari molto più deleteri del vino; Picchiano la testa in un muro fatto di storia umana che è parte della cultura della convivenza.
Sopra il vino degustato e la pianta del luogo della Tenuta di Canneto, Soc Agricola AR.L
Descrizione del vino: “Lillatro garbato” Bianco IGT, fatto con uve di Chardonnay, Vionier, Vermentino e Sauvignon Blanc. Mi ha dato le seguenti sensazioni. Colore: giallo paglierino con riflessi verdognoli. Profumo: Bouquet armonico e intenso, sentori di frutti acerbi e pesca. Gusto: armonico, fresco, si ripete il fruttato con una persistenza notevole, armonico e sapido. Paragonabile a uno dei migliori Chablis
Nadio Stronchi