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Attualità mercoledì 14 novembre 2018 ore 13:50

Nuove perizie Concordia, parla Rossella Schettino

A sette anni dal naufragio la figlia del comandante dice la sua." Mio padre ha sempre sottolineato il presumibile non funzionamento del generatore"



META DI SORRENTO (NAPOLI) — “È certamente positivo che il Tribunale di Genova abbia deciso di disporre una perizia sul malfunzionamento di un apparato tecnico così importante come il generatore di emergenza. Sono contenta che venga data la possibilità di fare la dovuta chiarezza su quanto avvenuto quella notte, nel rispetto di tutti ma, soprattutto, delle vittime.”

A distanza di quasi sette anni dalla terribile notte che ha stravolto la sua vita, parla in esclusiva Rossella Schettino, figlia dell’ex comandante della Costa Concordia Francesco Schettino, oggi ventunenne.

"Nonostante il padre stia scontando in carcere una condanna definitiva a 16 anni di reclusione, neanche il verdetto della Cassazione sembra aver messo la parola fine al lungo processo per accertare le responsabilità del terribile naufragio avvenuto la notte del 13 gennaio 2012 davanti all’isola del Giglio.

È di pochi giorni fa, infatti, una notizia che segna un vero e proprio colpo di scena. Il giudice della prima sezione civile del Tribunale di Genova, su richiesta di un passeggero assistito dall’avvocato Giuliano Leuzzi del Codacons , ha ordinato una perizia tecnica sul mancato funzionamento di un apparato vitale per la sopravvivenza della nave, il “Diesel generatore di emergenza” (Dge). L’azione del Codacons è finalizzata a far valere sia le responsabilità della società armatrice, Costa Crociere, sia quelle della società costruttrice, Fincantieri che del Registro navale Rina. Grazie al Tribunale di Genova si potrà capire come mai, al momento dell’impatto della nave, tutto il sistema di emergenza sia andato subito in tilt, cosa che ha avuto un nesso causale con la morte di diversi passeggeri."

Lei è sempre stata molto vicina a suo padre in tutta la vicenda che lo ha coinvolto. Avete mai parlato di quella notte?

"Sì, certo. E proprio alla luce di quanto emerso in questi giorni, ricordo bene che mio padre ha sempre sottolineato come, a causa del black out e, presumibilmente del mancato funzionamento del Dge, sono andati in tilt anche altri sistemi (tipo il NAPA) che non hanno potuto essere di supporto ad una più veloce valutazione sullo stato di allagamento dei compartimenti. Inoltre se il Dge avesse funzionato correttamente le porte degli ascensori avrebbero dovuto rimanere chiuse e non restare aperte trasformandosi in trappole mortali. Così come sarebbero dovute scendere le tre scialuppe che, invece, sono rimaste bloccate. Deve essere accertato quanto il mancato funzionamento di apparati tecnici abbia inciso sul destino delle 32 vittime."

Intanto la nave non esiste più e questa perizia così importante verrà fatta solo sulle carte.

"La volontà è stata quella di smantellare la nave in tempi record. Per questo i periti dovranno basarsi solo sulla documentazione cartacea. In ogni caso, ripeto, sono contenta che ci sia la disponibilità di fare ulteriori verifiche ai fini dell’accertamento della verità che spetta principalmente a chi, quella notte, perse la vita."

Il naufragio della Concordia è una delle tragedie più raccontate al mondo. Gli organi di informazione non sono stati sicuramente garantisti verso suo padre. Crede che il processo giudiziario sia stato condizionato anche da quello mediatico?

"La tematica del processo mediatico è quanto mai attuale. Ho vissuto in prima persona, rimanendo accanto a mio padre, tutto l’accanimento che ha ricevuto dagli organi di informazione. Sin da subito e durante tutta la vicenda che lo ha visto coinvolto, è stata messa in atto un’operazione mediatica finalizzata a screditarlo totalmente. E pensare che, fino al giorno prima, era il comandante della nave ammiraglia di una compagnia importante come Costa Crociere.

Trent’anni di carriera e numerosi riconoscimenti internazionali sono stati annullati da una tempesta mediatica. Strategicamente è stata minata l’attendibilità di qualsiasi cosa potesse dimostrare o affermare mio padre. Agli occhi del mondo è stato subito dipinto come l’unico colpevole. E non sono mancati giudizi prematuri sulla sua responsabilità, neanche da parte di esponenti delle istituzioni e della magistratura."

Gli avvocati difensori hanno presentato ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, proprio per presunte violazioni dei diritti dell’imputato.

"Sì, la decisione è stata presa per il clima non corretto e non equilibrato che ha caratterizzato il processo di mio padre. Il primo filtro di ammissibilità è stato superato. Ora aspettiamo che la Corte si pronunci."

Va a trovare suo padre in carcere?

"Sì, vado a trovarlo regolarmente. Lui sta affrontando la detenzione con rispetto e dignità così come ha fatto nella sua vita e durante le oltre 70 udienze. È sempre la persona che non ha voluto il ricorso al rito abbreviato, che ha scelto di deporre durante il processo rispondendo per quattro giorni alle domande dei magistrati e che, alla fine, è andato personalmente a bussare alle porte del carcere."

Che cos’è che le fa più male, oggi ?

"Il fatto che mio padre risulti l’unico responsabile di questa vicenda. Tutto questo per me è paradossale. Inspiegabile."

Angela Cipriano*

© Riproduzione riservata

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*Angela Cipriano è nata a Policoro (Matera) il 12/05/1973; ha conseguito la Laurea magistrale con lode in Scienze Politiche con una tesi sul ruolo della stampa nel naufragio della Costa Concordia (titolo: “Il caso Costa Concordia nei commenti dei protagonisti, il ruolo della redazione grossetana del Tirreno). Ha seguito il processo a carico di Francesco Schettino ed è coautrice del libro “Le voci della Concordia”, vincitore del Premio Capalbio 2015 (sezione “Al territorio”). E' stata ospite in diversi programmi televisivi e radiofonici su tematiche legate al tema Concordia


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