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Attualità sabato 28 febbraio 2015 ore 15:50

Il decalogo di Donzelli non piace a Palazzo Chigi

L'Ufficio antidiscriminazioni razziali ha scritto all'esponente di Fratelli d'Italia, criticando duramente le sue posizioni in tema di immigrazione



FIRENZE — Immediata la reazione del consigliere regionale e candidato governatore della Toscana, Giovanni Donzelli, che ha inviato una lettera di risposta all'Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali) e criticato anche la presidenza del Consiglio dei ministri, da cui dipende la struttura, accusando entrambi di discriminazione.

"Lo Stato italiano - ha scritto Donzelli in una nota di accompagnamento alla lettera - paga lo stipendio e un premio di produttività ad una persona che scrive lettere di ammonimento sul tema dell'immigrazione, negando l'uguaglianza fra italiani e stranieri sancita dalla Costituzione".

"Noi il rispetto delle regole, come abbiamo fatto nel nostro decalogo, lo chiediamo a tutti indistintamente - ha aggiunto Donzelli - forse sarebbe opportuno che all'Unar, innanzitutto, conoscessero la distinzione fra "razza" e "nazionalità".

L'Unar aveva infatti scritto due lettere all'indirizzo di Donzelli. Nella prima l'Ufficio puntava il dito contro una frase pronunciata da Donzelli e riportata da un sito internet: "Prima di pensare all'inserimento lavorativo di Rom e Sinti - aveva detto Donzelli in polemica contro le politiche della Regione in tema di immigrazione - che tanto non lavorano mai, noi vorremmo pensare ai troppi disoccupati toscani che, a differenza dei Rom, vorrebbero lavorare". 

La seconda lettera prendeva invece di mira il decalogo scritto da Fratelli d'Italia con le regole che gli stranieri dovrebbero rispettare, secondo Donzelli, se vogliono rimanere nel nostro Paese. L'accusa in questo caso sarebbe quella di aver generalizzato, identificando intere etnie come propense alla trasgressione. 

Un'iniziativa, quella dell'Unar, contestata duramente da Donzelli che in chiusura della sua lettera ai vertici dell'Ufficioantidiscriminazioni ha scritto "Sarebbe utile che chi come voi è ai vertici di importanti istituzioni si adoperasse per diffondere la cultura delle regole e dei doveri. Non soltanto quella dei diritti".


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