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GIALLO Mazzola giovedì 28 marzo 2024 ore 09:00

A volte ritornano

Ma quanto ci faranno paura gli “zombie”? Di certo molta, perché sono dannatamente spaventosi!



PECCIOLI — Con tale definizione intendiamo quei corpi sfigurati, a brandelli o parzialmente decomposti, che si rianimano dopo la morte per camminare nuovamente tra i vivi e nutrirsene. I morti viventi nascono infatti da un’infezione virale (secondo una versione) che ben presto si diffonde attraverso i loro morsi, producendo mostri carnivori privi di raziocinio e dall’aspetto umanoide che si muovono in branchi molto lenti. Ognuno di voi saprà di cosa stiamo parlando!

Il prolifico filone della “narrativa zombie”, a partire dalla sua nascita, esercita infatti un indiscusso fascino macabro che lo ha reso una presenza irrinunciabile nell’immaginario collettivo degli ultimi decenni. Esso si configura quindi come estremamente interessante da analizzare insieme alla genesi di una tematica tanto “fortunata”.

Esiste un trait d’union che accomuna tutte queste creature dell'orrore, ossia il modo in cui queste vengono rappresentate. Benché le infestazioni zombie sembrino avere luogo soprattutto nelle metropoli statunitensi o nelle città inglesi, la figura dello zombie, ormai caratterizzata, arriva in realtà da Haiti, dove la cosa è presa molto seriamente. La popolazione è realmente convinta che tra di loro si aggirino dei morti-viventi.

Più precisamente, secondo una credenza haitiana di cui si hanno le prime testimonianze intorno al 1937, si inizia a parlare di “zonbie” (questo il termine nella lingua creola del paese) come dei morti risuscitati da stregoni voodoo, detti “bokor”: essi inducono in uno stato di morte apparente loro vittime, assoggettandole poi al proprio volere e privandole delle piene capacità cognitive. Questi individui sarebbero gli zombie. I bokor avviano quindi il processo di trasformazione somministrando alle loro vittime una particolare pozione: un cocktail di piante urticanti, parti di rospi e ragni, oltre che pezzi di cadaveri umani tritati e il veleno di un tipo di pesce palla che è possibile trovare soltanto nelle acque di Haiti, contenente una potente neurotossina. Una “delizia” in grado di causare la paralisi del diaframma e ridurre drasticamente la respirazione e i parametri vitali, conducendo la vittima di turno in uno stato che è soltanto una morte apparente. Una volta seppellito, l'individuo viene successivamente riesumato dal bokor che, approfittando dei danni al cervello causati dalla mancanza d'ossigeno, fa di lui uno schiavo incapace di agire secondo la propria volontà. E lo mette magari a zappare la terra nella sua piantagione. Ed è proprio ad Haiti, dopo l’occupazione americana dell’isola, che si diffusero i primi racconti sui morti viventi. Esiste infatti in natura una sostanza che è in grado di produrre in chi l’assume dei sintomi irreversibili drammaticamente simili a quelli imputabili al virus zombie. La differenza sta nel fatto che in questo caso, non si parla più di un virus altamente contagioso, ma di una tossina: la tretradotossina, conosciuta anche come il veleno del pesce palla.

Sul finire degli anni ‘60 esplode poi un film che, non solo ottiene un eccellente riscontro al botteghino (con oltre 18 milioni di dollari incassati), ma fa anche la fortuna del suo regista e apre le danze verso un sottogenere del cinema horror che ancora oggi è ampiamente proposto e rivisitato. Nel 1968 esce infatti La Notte dei Morti Viventi, di George A. Romero, prima pellicola sugli zombie a iniziare un vero e proprio genere, nonostante in precedenza siano già stati prodotti numerosi titoli con protagonisti dei morti che camminano. Romero scrive e dirige La Notte dei Morti Viventi ed è in questa sua pellicola la prima volta in cui gli zombie formano terrificanti orde affamate di carne umana, capaci di infettare gli esseri viventi, per renderli a loro volta dei morti-viventi. Macabro e sovversivo, il film di Romero rompe gli schemi con un approccio truculento e sanguinoso (le scene sono fortemente criticate all'epoca, benché vi siano già stati alcuni esperimenti cinematografici in tal senso), ma anche con una nota di biasimo verso la società americana, che risulta piuttosto evidente.

Di moltissimi titoli del genere zombie ricordiamo World War Z. La guerra mondiale degli zombie (Cooper), un romanzo horror fantascientifico e post-apocalittico del 2013 di Max Brooks. Consigliamo di riprenderlo in mano dopo la pandemia del covid (partita proprio dalla Cina), sembrerà quasi visionario. Il libro è considerato un romanzo epistolare, poiché la trama è resa realistica dalle varie interviste sulle vicissitudini delle persone incontrate e dal racconto della ricerca del paziente zero di un'epidemia che trasforma i cadaveri in mostri sanguinari. Suggestivo, da leggere. Dall’opera è stato tratto il film nel 2013, World War Z e un videogioco nel 2019.

Le avventure di Benny Imura. Cronache zombie e seguenti di Jonathan Maberry (Paperback) rientra tra i migliori romanzi zombie. In assoluto. Si tratta di una saga in quattro capitoli, una serie di libri in cui un ragazzino, Benny Imura, si affaccia alla fatidica età adulta: nel mondo post-apocalittico in cui vive, quando compi quindici anni devi trovarti un lavoro. Diversamente, vieni allontanato e finisci nella zona fuori dalle recinzioni: la terra degli zombie.

Diario di un sopravvissuto agli zombie di J. L. Bourne (Simon&Schuster, 2009)

Una serie con un punto di vista molto interessante: quello di un militare che ha un approccio incredibilmente pratico (e dettagliato) all'emergenza del momento. Ovvero sopravvivere a un'apocalisse zombie.

In fin dei conti, alzi la mano chi non si è mai domandato se sarebbe sopravvissuto in caso di un’apocalisse zombie… Lo avremo fatto tutti almeno una volta, ipotizzando le tattiche da adottare, pensando a come fare scorte, a come armarsi, a come proteggere i nostri cari ecc… Buona lettura!

A cura dello Staff della Biblioteca Fonte Mazzola di Peccioli

CONSIGLI DI LETTURA:

Perché proprio il giallo a Fonte Mazzola?

Tutto è iniziato nel 2016 con Parole Guardate, il nostro Festival del giallo. Un progetto di contaminazione tra teatro, letteratura e scrittura, per adulti e bambini.

La particolarità del progetto Parole Guardate è stata quella di incentrare le sue attività e gli eventi sulle opere di un unico scrittore: negli anni sono stati protagonisti grandi e prolifici autori come Maurizio de Giovanni, Romano De Marco, Marilù Oliva, Giampaolo Simi, Piergiorgio Pulixi, penne che hanno riscosso molto successo e affetto da parte del pubblico.

La Biblioteca Comunale e Archivio Fonte Mazzola, con i suoi 400 metri quadri di ampiezza e una collocazione spettacolare sul limitare della campagna pecciolese, è stata inaugurata il 26 gennaio 2019. Qui puoi trovare una sezione dedicata al giallo italiano e straniero (americano, inglese, nord-europeo, francese…) e un patrimonio librario composto da ottomila volumi, la preziosa collezione del prof. Arnaldo Nesti, consistente in altri novemila volumi e la donazione del Prof. De Santi, composta da altri mille libri, rari e di pregio, monografici sul cinema.

Tutti gli spazi sono utilizzabili in assenza dell’operatore bibliotecario ogni giorno dalle h. 8 alle 24 (compresi la domenica e i giorni festivi), tramite un codice personale di accesso. L’iniziativa, unica sul territorio della Valdera, è il fiore all’occhiello della nostra Biblioteca e permette a numerosi studenti e utenti di frequentare in libertà, ma con assoluto rispetto, le sale a disposizione.

Qui troverai una Biblioteca dei Ragazzi con un’ampia varietà di letture dedicate in una luminosa sala, rivolta verso l’Anfiteatro Fonte Mazzola; lo Speaker’s corner, l’angolino del parlato, la nuovissima attività proposta agli utenti dai 6-14 anni in cui un nostro operatore esperto sarà a disposizione per conversare in lingua inglese. Per la fascia di età 8-12 è stato organizzato un circolo di piccoli lettori, dal titolo Dieci piccoli detective: incontri mensili dedicati alla lettura e dinamiche dei romanzi gialli.

Tante le attività della Biblioteca gli incontri del Circolo dei Lettori, il corso di scrittura dal titolo: Storia a tinte gialle, un rinnovamento del Progetto Parole Guardate che si è incentrato sul giallo storico, in dieci appuntamenti. Sono stati pubblicati su Quinewsvaldera i racconti ideati dai partecipanti al corso di scrittura tenuto da Andrea Marchetti. Dei benefits sono dedicati ai nostri studenti e ai nuovi iscritti: ad esempio, chi è in possesso del codice di ingresso della Biblioteca ha potuto partecipare a Studiare senza stress, tre incontri dedicati al potenziamento della memoria e il miglioramento dei metodi di studio, tenuti dal docente Stefano Intini.

Per celebrare l’importanza della lettura come conoscenza e crescita personale, abbiamo avviato Librarsi, un’iniziativa condotta dalla psicologa e psicoterapeuta Rachele Bindi, legata alla Libroterapia, un metodo che parte dalla lettura, per promuovere il benessere psicologico e la crescita personale di ciascuno.


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