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Attualità mercoledì 11 gennaio 2023 ore 19:10

Appennini finora senza neve, danni diretti per 50 milioni

Il tavolo al ministero
Il tavolo al ministero del turismo
Foto di: Andrea Formento / Facebook

Si è svolto il tavolo fra la Toscana con le altre regioni appenniniche e il ministro del turismo. Già individuate 4 possibili azioni di ristoro



ROMA — Danni diretti per minimo 50 milioni e necessità di un piano specifico per gli Appennini rimasti quest'inverno almeno per adesso senza neve: sono le istanze portate dalla Toscana e dalle altre regioni appenniniche al tavolo svoltosi oggi al ministero del turismo per affrontare i temi legati alla crisi della montagna, rappresentate dal presidente della Regione Toscana Eugenio Giani presente insieme all'assessore regionale allo sviluppo economico Leonardo Marras. 

A conclusione del confronto, il ministro del turismo Daniela Santanchè ha assicurato risposte a stretto giro da parte del governo, due o tre settimane al massimo, chiedendo però una stima puntuale dei danni patiti dai diversi territori che - comprendendo anche quelli indiretti - potrebbero di gran lunga superare i 50 milioni asseriti fin qui, anche fino a triplicare.

L'ipotesi del ministro è quella di attivare un tavolo permanente sulla montagna e di mettere in campo 4 misure: liberare le risorse del fondo ministeriale per gli investimenti su impianti di risalita e innevamento, ancora svincolare i fondi Covid che alcune Regioni già anno dalla loro finalità originaria, ammortizzatori sociali per i lavoratori stagionali che non hanno accesso alla cassa integrazione in deroga, lasciare sul territorio quel 50% della riscossione Imu dei Comuni che doveva essere stornato per le zone disagiate, proposta questa avanzata proprio dal presidente Giani e accolta. 

“Con una disposizione di legge assunta circa 10 anni fa durante il governo Monti – illustra lo stesso governatore toscano – era stata assunta una misura che prevedeva che il gettito dell’Imu nei Comuni con una particolare quantità di seconde case dovesse essere tenuto per il 50% nel bilancio del Comune e, per il restante 50%, inserito in un fondo specifico del ministero che avrebbe provveduto a distribuire queste risorse su altri Comuni disagiati. Oggi i Comuni disagiati sono proprio quelli che percepiscono l’Imu anche delle seconde case e quindi la proposta, in via definitiva o almeno per tre anni, è quella di non redistribuire, attraverso il fondo, questi soldi ma di trattenerli in questi Comuni". 

La proposta ha trovato immediato riscontro in Comuni montani di varie regioni come Abetone Cutigliano (Toscana), Pescasseroli (Abruzzo), Sestola (Emilia Romagna): “Prendiamo l'Abetone – evidenzia Giani - su 1,9 milioni di euro, 1 milione dovrebbe essere restituito a questo fondo nazionale. La nostra proposta è che per le località di montagna dell'Appennino alle prese con l'emergenza neve, quello che viene riscosso venga rispeso in quel Comune”.

Del resto la crisi morde: “Il momento nero della montagna toscana e dei cinque comprensori che stanno facendo i conti con la mancanza di neve impone l’attivazione di un vero e proprio piano - ha incalzato Giani -. I danni diretti si possono quantificare in 50 milioni di euro, ma possono diventare 150 se consideriamo anche quelli indiretti”.

Il tema della mancanza di innevamento dovuta al caldo che non consente nemmeno di sparare neve artificiale coi cannoni si è imposto con prepotenza nei giorni scorsi, aggregando con la Toscana fin da subito Emilia-Romagna e Abruzzo, mentre le Marche sono in condizioni simili.

Il presidente Giani aveva ravvisato la necessità di ristori per gli operatori del turismo bianco, dagli impiantisti in poi, il cui ricavo nella stagione che dovrebbe essere di punta rasenta lo zero. In Toscana è piegata specialmente l'economia turistica dell'Abetone, da dove stamani è giunto a Roma tra gli altri il direttore generale del Comprensorio Sciistico Val di Luce e Slittovia Abetone nonché presidente di Federfuni Italia Andrea Formento: lì i prati sono in fiore, altro che neve. Dopo due anni di stop imposti dal Covid, adesso il sistema rischia il tracollo.


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