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Cronaca giovedì 19 aprile 2018 ore 17:10

"Consip, nessuna pressione su Vannoni"

Un ufficiale della Finanza ascoltato dal Csm nel procedimento contro Woodcock ha fornito una versione diversa da quella del presidente di Publiacqua



ROMA — I pm della procura napoletana John Henry Woodcock e Celeste Carrano, titolari dell'inchiesta sugli appalti della centrale acquisti dello Stato Consip, non avrebbero violato i diritti alla difesa del presidente di Publiacqua Filippo Vannoni quando, nel dicembre 2016, lo interrogarono in veste di testimone  in merito alle fughe di notizie sulle indagini. In quella sede Vannoni raccontò di aver appreso dell'esistenza dell'inchiesta dall'allora sottosegretario alla presidenza del Consiglio Luca Lotti e aggiunse che anche l'ex premier Matteo Renzi gli aveva detto parlato di Consip, dicendogli "di stare attento".

Che non ci furono pressioni dei pm su Vannoni lo ha dichiarato davanti al procuratore generale del Consiglio superiore della magistratura il capitano Sebastiano Di Giovanni del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza, ascoltato nell'ambito del procedimento disciplinare aperto nei confronti di Woodcock e Carrano dopo che Vannoni, nel mesi successivi al primo interrogatorio, cambiò la sua versione dei fatti, dichiarando di aver tirato in ballo Lotti e Renzi per le indebite pressioni subìte dai pm durante quel primo faccia a faccia (vedi qui sotto gli articoli collegati).

Parlando oggi davanti al Csm, il capitano Di Giovanni, presente insieme ad altri ufficiali di polizia giudiziaria alla prima deposizione di Vannoni, secondo quanto riportato dall'agenzia Ansa avrebbe fornito una ricostruzione dell'interrogatorio  molto diversa rispetto a quella del presidente di Publiacqua, escludendo in modo categorico "qualunque forma di minaccia" nei confronti di Vannoni "da parte dei pm napoletani o degli altri presenti". Per quanto riguarda Matteo Renzi, il capitano Di Giovanni avrebbe affermato che "fu Vannoni a nominarlo, nessuno si permise di suggerire nomi".

Il capitano Di Giovanni ha escluso che il pm Woodcock abbia assunto atteggiamenti inopportuni o abbia rivolto battute ambigue a Vannoni, come mostrargli dalla finestra il carcere di Poggio Reale e chiedergli se volesse trascorrervi una vacanza oppure soffiandogli in faccia il fumo della sigaretta, come invece riferito dal presidente di Publiacqua. 

Sia Di Giovanni che un assistente di polizia penitenziaria presente quel giorno hanno dichiarato che Vannoni, durante la deposizione, apparve "inspiegabilmente agitato". 

L'inchiesta sugli appalti della Consip arrivò a una svolta nel dicembre 2016 quando l'allora amministratore delegato dell'ente Luigi Marroni ordinò la rimozione di alcuni microfoni nascosti nel suo ufficio dalla Guardia di Finanza. Convocato subito dopo in procura, Marroni raccontò di aver saputo di essere intercettato da quattro persone e fra queste c'erano Filippo Vannoni e l'allora sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri Luca Lotti.

Nei giorni successivi anche Vannoni fu convocato in procura e davanti ai pm e ad altri ufficiali rilasciò le sue prime dichiarazioni, citando appunto sia Lotti che Matteo Renzi.

Luca Lotti, indagato per rivelazione di segreto d'ufficio e favoreggiamento a seguito delle deposizioni di Marroni e di Vannoni, è stato più volte ascoltato dai pm e ha sempre respinto ogni addebito, così come ha sempre dichiarato di essere innocente un altro indagato molto noto dell'inchiesta Consip, Tiziano Renzi, padre dell'ex premier Matteo. Renzi senior è accusato di traffico di influenze illecite (vedi qui sotto gli articoli collegati).

Dopo aver cambiato la sua versione, Filippo Vannoni è stato indagato per favoreggiamento. 

Luigi Marroni, anche lui interrogato più volte, ha sempre confermato le sue dichiarazioni ed è di fatto il principale testimone dell'accusa.


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