Attualità sabato 26 febbraio 2022 ore 18:33
Ucraina, calo consumi e rischio inflazione al 6%
Allarme della Confesercenti per i prezzi dell’energia che hanno registrato un nuovo aumento, del 27% per il petrolio e del 52,4% per il gas
ROMA — Il maggior costo dei beni energetici e delle materie prime preoccupa l'economia italiana. I prezzi dell’energia hanno subito un nuovo aumento rispetto all'inizio del 2022, del 27% per il petrolio e del 52,4% per il gas.
Confesercenti avvisa "Cittadini e imprese italiani saranno chiamati a pagare un prezzo molto elevato per il conflitto russo-ucraino".
Secondo una stima di Confesercenti il maggior costo delle materie prime importate e dell’energia potrebbe portare il tasso di inflazione a toccare il 6% nel 2022, determinando minori consumi per 4 miliardi di euro.
Un nuovo aumento in appena 4 giorni in cui è cambiato tutto. Il 22 Febbraio dall’Istat era arrivata la conferma della situazione critica attraverso le stime sui prezzi al consumo "La corsa delle bollette non si ferma per famiglie ed imprese - commentava Confesercenti - e rischia di trasferirsi sui prezzi, facendo schizzare l’inflazione al 5,6% prima della fine dell’anno".
Nell'ultima analisi dei prezzi emerge una situazione ben peggiore "Il rialzo si estende anche al grano, il cui prezzo è aumentato dell’11%. L’inflazione non mancherà di avere un impatto anche sui tassi bancari, con un aggravio che potrebbe arrivare a costare alle imprese 5 miliardi di euro già nel 2023".
L’impatto sui consumi
"Il cui recupero è già sotto le attese a causa dell’effetto della quarta ondata - spiegano gli analisti della confederazione - a fine 2022 saremo ancora 62 miliardi di euro sotto i livelli pre-covid, e la corsa dell’inflazione rischia di costarci 4 miliardi di minore crescita della spesa delle famiglie quest’anno e 11 miliardi nel triennio ovviamente al netto delle spese energetiche, che tra bollette e carburanti sono sostanzialmente non comprimibili".
"Stimiamo che con simili dinamiche dei prezzi la crescita del Pil si ridurrebbe nei prossimi tre anni di 24 miliardi. Anche il turismo si avvia a soffrire: nel 2019, prima della crisi Covid, il turismo russo in Italia generava circa 1,7 milioni di arrivi e 5,8 milioni di presenze, con una spesa stimabile sui 2,5 miliardi di euro. Una fetta importante del nostro incoming che, con l’apertura delle frontiere anche ai viaggiatori dotati di solo green pass di base, si sperava di recuperare, ma che è ora messa a rischio dalla crisi Ucraina".
Confesercenti ha sollevato l’opportunità di "avviare un percorso di concertazione antinflazionistica sulla base dell’esperienza maturata nel 1992-93". Obiettivo "la messa a punto di automatismi fiscali capaci di smorzare la volatilità dei prezzi dell’energia, sui quali il peso delle imposte è tuttora elevatissimo. Occorre altresì definire un congruo periodo di allungamento delle moratorie sui prestiti bancari, dal momento che il regolare rientro dai prestiti contratti durante la pandemia è messo a rischio dall’impatto dei maggiori costi delle materie prime sui margini delle imprese".
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