Quando la libertà del bambino deriva dai limiti
di - venerdì 02 maggio 2025 ore 06:30

La parola libertà è spesso sulle labbra di molti, soprattutto quando si ha a che fare con i bambini. Chi non desidererebbe vedere crescere un bambino libero in fin dei conti?
Quello che però talvolta non consideriamo, è che per far essere un bambino libero, dobbiamo, in qualità di adulti, saper mettere dei limiti, dei paletti.
Pensiamo al cibo. Un bambino piccolo, in piena fase orale, conosce il mondo attraverso la bocca. Per questo tende ad “assaggiare” tutto ciò che gli capita a tiro, soprattutto materiali non commestibili. Farlo crescere libero significa forse fargli mangiare qualsiasi cosa, che sia un alimento per il quale non è ancora fisiologicamente pronto o, ancor peggio, parti di giochi o altro raccolto per terra?
Beh, credo che ognuno di noi inorridirebbe all’idea di far deglutire la qualsiasi ad un piccolo bambino. E quindi cosa facciamo? Sicuramente gli diciamo di no. Magari il bambino piange, si dimena, ma noi continuiamo a dire fermamente no e non gli facciamo ingerire oggetti non idonei solo perché lui vorrebbe esplorare il mondo attraverso la sua bocca.
Però le cose cambiano quando c’è di mezzo la salute psicologica anziché quella fisica. Tutto diventa più sfumato. I limiti diventano spesso più sottili, quasi assenti.
Il bambino diventa libero di scegliere quali vestiti indossare per andare al nido, oppure cosa mangiare (chissà perché mai le verdure!), quali attività devono svolgere con lui gli adulti, dove preferisce dormire. Insomma ad un bambino piccolo, in età prescolare, non gli facciamo mangiare i sassi per terra, ma gli permettiamo di scegliere della sua vita come se avesse le capacità psicologiche per farlo.
Forziamo la sua crescita e lo responsabilizziamo, adultizzandolo, pur di non farlo piangere e disperare, con la speranza che così diventi libero.
Ma la libertà va compresa, interiorizzata, vissuta, ancora prima di essere sperimentata ed esperita.
Affinché un bambino possa essere libero psicologicamente parlando, è necessario che cresca in un sistema di regole chiare e condivise ma ben presenti. Senza paletti non crescerà libero ma semplicemente disorientato.
Pensate di percorrere la superstrada priva di qualsiasi segnaletica. Sarebbe semplice? Io non credo. Quelle regole che indicano il senso di percorrenza, che delimitano le corsie, che segnalano le uscite e le aree di sosta o ancora di più gli eventuali ostacoli servono a non farci sbandare, a non farci perdere il controllo.
E lo stesso vale per i limiti che poniamo ai bambini. Loro non hanno bisogno di genitori-amici, ma di genitori che rispettano il loro ruolo di adulti responsabili ed educatori.
Dobbiamo essere in grado di assumerci delle responsabilità, anche di quelle di un no, anche quelle di un pianto, di una bizza, di un momento di rabbia. Se serve a dare segnali chiari che non fanno perdere la rotta.
Un bambino, per sua stessa definizione, non è in grado di scegliere per sé, e non possiamo delegare a lui ogni decisione che lo riguarda. Abbiamo il dovere di salvaguardare i bambini e possiamo farlo solo con l’amore e con le regole!
E se avete voglia di approfondire, un classico che non passa mai di moda è “I no che aiutano a crescere” della Phillips.
Federica Giusti