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Attualità giovedì 08 ottobre 2020 ore 12:50

Il cervello invecchia per "colpa" di una molecola

Un team di ricerca della Scuola Normale e dell'università di Firenze hanno individuato la molecola responsabile dell'invecchiamento cerebrale



PISA — Alla base dei processi di invecchiamento cerebrale ci sarebbe una molecola, individuata da un team di ricercatori della Scuola Normale superiore e dell'università di Firenze.

"La capacità di ricevere ed elaborare stimoli cognitivi è tipica dell’infanzia e dell’adolescenza, mentre tende a diminuire con il progredire dell’età - spiega la Scuola Normale in una nota-. I ricercatori del Laboratorio Bio@Sns della Scuola Normale e del Dipartimento Neurofarba dell’Università di Firenze hanno realizzato uno studio che individua come responsabile della perdita di plasticità del cervello una molecola di microRNA. Se si inibisce la presenza di questa molecola nell’adulto, il cervello torna a mostrare la plasticità del giovane".

La molecola in questione si chiama miR-29, presente, oltre che nell'uomo, anche in diverse specie animali come topi e pesci.

Principale responsabile sperimentale dello studio è la dott.ssa Debora Napoli, perfezionanda in Neuroscienze della Scuola Normale Superiore, coaudiuvata dai perfezionandi Leonardo Lupori e Sara Bagnoli. Lo studio, che ha coinvolto un prestigioso team internazionale è stato coordinato dal prof. Tommaso Pizzorusso del dipartimento Neurofarba dell’Università di Firenze e dal prof. Alessandro Cellerino del Laboratorio di Biologia Bio@Sns della Scuola Normale di Pisa.

"I nostri dati ci hanno suggerito che miR-29 controlla la maturazione della corteccia cerebrale – spiega Tommaso Pizzorusso -. Inibendone l’azione abbiamo effettivamente verificato un aumento della plasticità neurale". 

"Una analisi molecolare approfondita condotta in collaborazione con l’Università della California a Irvine e con l’Istituto Leibniz di Jena per gli studi sull’invecchiamento ha dimostrato come i meccanismi di questa plasticità indotta siano identici a quelli che si osservano durante il periodo adolescenziale - aggiunge Alessandro Cellerino -. Comprendere i meccanismi che inducono la comparsa di questi freni molecolari potrebbe avere molteplici implicazioni: facilitando, ad esempio, il recupero delle funzioni cerebrali dopo traumi".

Per dimostrare la correttezza di questa ipotesi, i ricercatori hanno trattato dei topi adulti con una molecola che agisce da inibitore del miR-29. La ricerca ha anche coinvolto il Dipartimento di Ricerca Traslazionale dell’Università di Pisa, l’Istituto di Neuroscienze del CNR e l’Università di Leeds, ed è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista Embo Reports.


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