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Attualità venerdì 09 giugno 2023 ore 13:18
Allarmi alimentari, la Toscana si difende col bio
Oltre 300 allarmi alimentari nel 2022, il 14% da prodotti nazionali. La Toscana è la prima regione italiana per incidenza di aziende biologiche
TOSCANA — Sono stati 317 gli allarmi alimentari scattati in Italia nel 2022, quasi uno al giorno: 8 prodotti su 10 pericolosi per la salute erano provenienti dall’estero, a segnalarlo è Coldiretti Toscana sulla base delle elaborazioni del sistema di allerta Rapido (Rassf), diffusi in occasione della Giornata Mondiale Onu della Salubrità Alimentare, promossa da Fao e Oms.
Su un totale di 317 allarmi sono 44, il 14%, i prodotti con origine nazionale, 106 da altri Stati dell’Unione Europea, 33% e 167 da Paesi extracomunitari, il 53%.
“E’ necessario - spiega Fabrizio Filippi, presidente Coldiretti Toscana - che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri, garantendo che dietro gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali ci sia un analogo percorso di qualità che riguarda l’ambiente, il lavoro e la salute. E’ evidente che non è così. I dati del sistema di allerte alimentari ci dicono, chiaramente, che dobbiamo tenere altissima l’attenzione e che l’asticella dei controlli deve continuare a restare altissima. In ballo c’è la nostra salute”.
I pericoli
"Sono venuti dal pesce spagnolo, per l’alto contenuto di mercurio, e dai molluschi e bivalvi, sempre provenienti dalla Spagna, in particolare per la presenza di norovirus, agente patogeno riscontrato anche sulle ostriche francesi. Molto pericolose anche le carni avicole contaminate da Salmonella, provenienti dalla Polonia, i pistacchi e i fichi secchi dalla Turchia per l’elevato contenuto di aflatossine cancerogene presenti anche nei pistacchi dagli Stati Uniti nonché i pomodorini dall’Egitto e i litchi dalla Cina, per la presenza di pesticidi oltre i limiti consentiti. Una conferma viene dal fatto che i cibi e le bevande stranieri sono otre sei volte più pericolosi di quelli Made in Italy, con il numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari oltre i limiti di legge che in Italia è stato pari al 6,4% nei prodotti di importazione, rispetto alla media dello 0.6% dei campioni di origine nazionale, secondo i dati dell’ultimo Rapporto pubblicato da EFSA nel 2022 relativo ai dati Nazionali dei residui di pesticidi, che offre uno spaccato della presenza dei loro residui su frutta, verdura, cereali, prodotti per l’infanzia, olio e vino e altri prodotti analizzati da ciascuno dei Paesi dell’Unione sul proprio territorio".
In caso di allarme alimentare "le maggiori preoccupazioni sono proprio determinate dalla difficoltà di rintracciare rapidamente i prodotti a rischio per toglierli dal commercio generando un calo di fiducia che provoca il taglio generalizzato dei consumi e che spesso ha messo in difficoltà ingiustamente interi comparti economici, con la perdita di posti di lavoro".
Cosa propone Coldiretti "Occorre anche avanzare nel percorso per la trasparenza sull’obbligo di indicare la provenienza degli alimenti in etichetta che grazie alle battaglie della Coldiretti ha raggiunto ormai i 4/5 della spesa (dalla carne al latte, dall’ortofrutta fresca alle conserve di pomodoro, dai formaggi ai salumi) anche se non è ancora possibile conoscere l’origine per prodotti come la frutta trasformata in succhi e marmellate, verdure e legumi in scatola o zucchero. Un percorso da completare perché in un momento di difficoltà è importante – sostiene Coldiretti Toscana - recuperare il valore della trasparenza favorendo scelte di acquisto consapevoli per difendere salute, ambiente, economia e lavoro sul territorio nazionale".
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Un primato a cui contribuisce la Toscana con 464 specialità alimentari ottenute secondo regole tradizionali protratte nel tempo per almeno 25 anni censite dalle Regioni e 89 prodotti a denominazione con 58 vini (52 DOP e 6 IGP) che valgono 1.183 milioni di euro di impatto economico e 31 prodotti alimentari (16 DOP e 15 IGP).
La Toscana è la prima regione italiana per incidenza di aziende biologiche (13,8%), la seconda per incidenza di superfici (34,1%) e la terza per estensioni complessive con 225.295 ettari. Dal 2017 al 2021 le superfici complessive sono aumentate del 73% passando da 130 mila ettari a 225 mila ettari mentre gli operatori addirittura del 170% da 5.141 a 13.883 secondo l’Istat.
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