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Attualità lunedì 10 febbraio 2025 ore 18:40

La Toscana ricorda le vittime delle foibe

Consiglio regionale riunito in seduta solenne nel Giorno del Ricordo. Il Pegaso alato per Severino Dianich e Elio Varutti



FIRENZE — Nel Giorno del Ricordo, il Consiglio regionale della Toscana riunito in seduta solenne ha reso omaggio alle vittime delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata. 

"Una ferita profonda della nostra storia - scrive il presidente della Regione Eugenio Giani su Facebook- che ha segnato la vita di migliaia di famiglie costrette a subire violenze, persecuzioni e deportazioni. È nostro dovere mantenere viva la memoria di questi eventi, affinché non restino relegati nell’oblio, ma diventino occasione di riflessione, consapevolezza e monito per il futuro".

"La Toscana - ha aggiunto Giani- è terra di dialogo, di memoria e di valori. Il Giorno del Ricordo non è solo un momento di commemorazione, ma un impegno collettivo affinché tragedie simili non si ripetano mai più.

Ospiti le autorità civili e militari, don Severino Dianich, docente emerito della facoltà teologica di Firenze ed esule con la sua famiglia in quei terribili anni, ed Elio Varutti, Coordinatore del gruppo di lavoro storico-scientifico dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia di Udine, chiamati a portare la loro testimonianza. 

Proprio a don Severino Dianich e ad Elio Varutti, al termine della cerimonia, il presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo ha consegnato una statuetta del Pegaso alato, simbolo della Regione Toscana.

“Essere qui oggi serve proprio a commemorare e ricordare tutte le vittime delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata e a dire, ancora una volta – ha detto il presidente dell’assemblea regionale Antonio Mazzeo - che quanto accaduto non deve ripetersi mai più. Fare memoria di fatti così dolorosi che hanno segnato la vita di tanti Italiani ci porta anche a riflettere che cosa vuol dire oggi ridefinire la nostra identità nazionale nel contesto della nuova cittadinanza europea aperta al mondo. L’Europa di oggi è figlia di quei dolori. Gli orrori della Seconda guerra mondiale e l’odio profondo che l’ha accompagnata, hanno ispirato quei politici illuminati che nel dopoguerra hanno dato vita alle istituzioni comunitarie. Oggi siamo a pieno titolo cittadini europei. Siamo Italiani in quanto Europei. Ed Europei in quanto Italiani. Siamo orgogliosi di essere europei, in un tempo in cui le identità nazionali (italiani, sloveni, croati) non sono più motivo di divisione ma di convivenza pacifica e cooperativa. La ferita di una guerra aperta nel cuore dell’Europa che come ogni guerra genera non solo morte e dolore, ma spinge molti ad abbandonare le proprie case e la propria terra, a vivere il dramma dell’esodo forzato, ci motiva ancora di più a dare risalto e concretezza alla memoria che questo giorno è in grado di sostenere e alimentare.”


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