La prossemica nel tango argentino
di Maria Caruso - sabato 27 gennaio 2018 ore 13:09
Il tango argentino è un ballo sociale, in cui secondo la disciplina semiologica che studia i gesti, il comportamento, lo spazio e le distanze all’interno di una comunicazione verbale e/o non verbale, tra due soggetti, e cioè la prossemica, lo collocherebbe a una distanza detta sociale mentre invece nell’abbraccio con l’altro ci troviamo dentro lo spazio personale.
Studiando la relazione di vicinanza nella comunicazione tra due ballerini di tango seguendo il ragionamento di Edward T. Hall, la distanza fisica della zona interpersonale, si colloca in quella minima poiché, difatti, abbracciando l’altro ci avviciniamo a una distanza che va da zero a quarantacinque centimetri, superando addirittura quella personale, tenuta generalmente con gli amici, di circa quarantacinque- centoventi centimetri. La distanza alla quale ci si sente a proprio agio con le altre persone però dipende anche dalla propria cultura, per cui possiamo immaginare che ballerini di tango arabi, saranno quelli che ci terranno più strette poiché loro preferisco stare molto vicini tra loro rispetto agli europei e agli asiatici, per non parlare degli indiani, dove la rigidità della distanza va mantenuta a tutti i costi e chissà forse ballano solo con abbraccio largo o tango nuevo.
Come possiamo spiegare questa differenza comportamentale durante una serata in milonga, se quando siamo in ascensore con gli estranei, addossiamo generalmente la schiena alle pareti, quasi a guardarci le spalle?.
Osservando più attentamente i ballerini in sala possiamo capire comunque come essi si sentono dentro l’abbraccio. Si capisce benissimo chi tiene le distanze e chi no e chi invece si abbraccia come se si conoscesse da una vita. Perfino gli uomini che per definizione sono “marpioni” qualche volta li cogliamo con espressioni di disagio e visibilmente impacciati con la fronte madida di sudore ovviamente non per lo sforzo fisico.
Qualcuno sostiene che la donna decide l’abbraccio ma su questo non sono completamente d’accordo anche perché non si deve generalizzare visto che ogni coppia, ogni tanda, ogni singolo brano, ispira l’abbraccio. Sicuramente il tipo di “presa” va di pari passo al livello di ballo posseduto, poiché stare “stretti stretti” per un principiante oltre che a fargli avere una asfissia acuta procura una sensazione di soffocamento impedendogli la scioltezza dei passi che di suo non ha ancora, poiché non dissociando adeguatamente, pensa di non avere spazio sufficiente nei piedi per effettuarli.
Il tango è stato inventato come stratagemma per superare il tabù del toccare uno sconosciuto dopo il casino che ha fatto Eva con Adamo. In questo ballo, difatti, addirittura ci si abbraccia in maniera profonda senza alcun pudore o timore. Si chiudono gli occhi in un cieco abbraccio di fiducia dove il limite sociale viene abbondantemente superato ed è da considerare, paradossalmente, un tradimento placidamente accettato, ribaltando con questo tutte le regole del perbenismo nelle relazioni sentimentali. Altrimenti si sta parlando dell’iniziale tango Parigino dove fu censurato. Nel tango si scopre se stessi sia nel bene che nel male divenendo consapevolezza.
Si parla di tango terapia se diventa conoscenza di se stessi attraverso questo contatto. Se la donna scopre la propria femminilità ed entra maggiormente in relazione con il proprio corpo nell’uomo ne potenzia l’autostima diventando una palestra in cui ridurre l’ansia da prestazione ma ahimè tutto ciò solo se c’è un contatto, un abbraccio… meglio se milonguero. Quei pochi minuti creano l’alleanza di un corpo e di un’anima con quello di un altro, nel qui e ora.
Il dopo è un’altra storia e non è detto che ci sia.
Maria Caruso