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mercoledì 16 ottobre 2024

DISINCANTATO — il Blog di Adolfo Santoro

Adolfo Santoro

Vivo all’Elba ed ho lavorato per più di 40 anni come psichiatra; dal 1991 al 2017 sono stato primario e dirigente di secondo livello. Dal 2017 sono in pensione e ho continuato a ricevere persone in crisi alla ricerca della propria autenticità. Ho tenuto numerosi gruppi ed ho preso in carico individualmente e con la famiglia persone anche con problematiche psicosomatiche (cancro, malattie autoimmuni, allergie, cefalee, ipertensione arteriosa, fibromialgia) o con problematiche nevrotiche o psicotiche. Da anni ascolto le persone in crisi gratuitamente perché ritengo che c’è un limite all’avidità.

Putin, imperatore romano d’Oriente

di Adolfo Santoro - sabato 24 febbraio 2024 ore 08:00

Wladimir Putin
Wladimir Putin

Mentre il mite prigioniero politico Julian Assange langue, da buon pacifista e vittima dell’impero d’Occidente, nella Guantanamo britannica, il “prigioniero politico” Navalny è stato assassinato dall’Impero d’Oriente direttamente o tramite il freddo della Siberia. Una strana “coincidenza degli opposti”, direbbero i fanatici della sincronicità, c’è tra questi due “eroi”: uno è l’eroe per caso, che, per amore della verità e per disattenzione verso le conseguenze del suo eroismo, si è esposto ai tentativi di assassinio da parte di Mike Pompeo (già direttore della CIA e per i suoi meriti di uomo dei servizi segreti promosso, ovviamente, da Donald Trump a Segretario di Stato) e viene proposto come candidato di qualche Guantanamo americana (in Alaska?); l’altro è l’eroe epico, che, per amore dell’oppositività e per abitudine a giocare a scacchi ha resistito ai tentativi di avvelenamento perpetrati dall’ex-KGB ed è andato volontariamente verso il martirio educativo. Si può cogliere la differenza tra i due imperi: mentre nell’impero d’Occidente i servizi segreti sono a servizio dei plutocrati (Trump e le varie lobby), nell’impero d’Oriente i servizi segreti hanno preso il potere e praticano il terrore educativo: ogni tanto neutralizzano gli oppositori o in maniera civile (utilizzando i cavilli della magistratura) o in maniera incivile (utilizzando i cavilli della magistratura per condanne ingiuste o assassinando gli oppositori). Ma non basta, ovviamente, l’asservimento della magistratura per raggiungere gli scopi dell’impero, occorrono anche altri due ingredienti: il potere della corruzione, che rende complici i sottoposti, e il potere della manipolazione dell’informazione, che suscita l’illusione delle masse di star partecipando, attraverso la società dello spettacolo, ad un evento storico di cui si è co-protagonisti grazie all’identificazione col “Capo”, altrimenti detto “Cesare” o “Kaiser” o “Zar”.

Entrambi gli eroi sono stati esperti informatici, ma, mentre Julian era un hacker dedicato a svelare le malefatte americane nascoste dai servizi segreti, Navalny era un blogger che svelava la corruzione dell’impero d’Oriente: si può dire che Julian colpisse il potere nella sua natura fondamentalmente violenta, Navalny era un populista della Garbatella. Entrambi sono o sono stati ospiti di Amnesty, ma, per Julian l’indignazione di Amnesty era costante, per Navalny era meno coerente. “Navalny non è più un prigioniero di coscienza” ha dichiarato Amnesty: non ha mai rinnegato il suo fascismo giovanile, di quando paragonava i musulmani a scarafaggi e suggeriva di adoperare le “pistole” contro di loro. Navalny, in effetti, si è formato all’università statunitense di Yale come partecipante al “Greenberg World Fellows Program”, un programma creato nel 2002 per il quale vengono selezionati ogni anno su scala mondiale sedici persone con caratteristiche tali da farne dei “leader globali”; ha co-fondato il movimento “Alternativa democratica”, che ha beneficiato delle elargizioni della National Endowment for Democracy (Ned), una potente fondazione privata statunitense che, con fondi forniti anche dal Congresso, ha finanziato migliaia di organizzazioni non-governative in oltre 90 paesi, allo scopo di “diffondere la democrazia” (la Ned, è stata fortemente attiva in Ucraina, dove ha sostenuto il colpo di stato di piazza Maidan contro l’allora presidente eletto Yanukovich). “Alternativa democratica” era in rapporto con i servizi segreti occidentali: in un video, ripreso dagli agenti russi del controspionaggio, Vladimir Ashurkov, braccio destro di Navalny, incontra in un ristorante di Mosca William Thomas Ford, agente del Servizio Segreto inglese, chiedendo apertamente finanziamenti per la sua campagna politica ed impegnandosi a stabilire contatti con gli oligarchi per rassicurarli sulla preservazione dei loro privilegi (ma Navalny non era un santo: pur professandosi nemico della corruzione, si sarebbe appropriato per scopi personali di parte di donazioni internazionali). L’avvelenamento con gas nervino posto nelle sue mutande, certificata da una clinica tedesca presso la quale era stato trasportato dalla Russia, è apparso come una montatura: per Ranieri Rossi, professore di farmacologia e tossicologia all’Università degli Studi di Siena, il ritrovamento del novichok nei liquidi biologici, già di per sé molto difficile anche con le più avanzate tecnologie di analisi, diventa impossibile quando le analisi sono effettuate dopo alcuni giorni”. Non è che il suo apparente insensato “martirio” (insensato perché uno che ha figli non rientra in Russia se rischia la morte) acquista senso se si ipotizza che la sfida a Putin col rientro in Russia sia stata indotta dai servizi segreti dell’impero d’Occidente?

Ma che cosa dell’impero romano affascina i narcisisti potenti di ogni tempo tanto da indurre Napoleone ad incoronarsi come imperatore e da indurre alla richiesta dei plutocrati odierni, Musk e Zuckerberg, di lottare nel Colosseo? Che cos’è che impedisce di affondare la bollita economia italiana, ma induce i plutocrati a comprarla a pezzi?

La risposta la si può cercare nel film “Il gladiatore”: Roma e l’Italia sono il luogo ideale della società dello spettacolo e lo spettacolo è l’unico antidoto alla paura della morte dei plutocrati e della gente che è a loro sottoposta. Nel film il vero protagonista è l’imperatore Commodo, che superò Caligola e Nerone nella crudeltà e nella follia. Vladimir Putin ne è la reincarnazione più autentica.

La Russia è stata, nei lunghi secoli della sua storia, il baluardo contro le invasioni dei “barbari” che provenivano dall’est (ad esempio, dalla Mongolia), tanto da candidare Mosca (e non Costantinopoli) a seconda Roma e la vera Chiesa cristiana ortodossa russa a Roma d’Oriente, come avviene nelle fantasie del “filosofo” Dugin. Navalny e Putin sono dunque figli di questa cultura reazionaria e nemica della diversità.

Come la Russia è figlia di Tolstoj, Dostoevskij e Cechov, Commodo era figlio di Marco Aurelio, filosofo e politico fermo e vittorioso sul campo di battaglia. Come l’errore della Russia di Eltsin fu di favorire l’ascesa al potere del giovane Putin, che fin da piccolo era affascinato dalle spie story con protagonisti del KGB, così l’errore di Marco Aurelio fu di associare all’impero il quindicenne Commodo, che, quando morì il padre mostrò tutte le sue frustrazioni adolescenziali e si rivelò un imperatore inetto. Tutte le decisioni erano volte a soddisfare i suoi capricci, ma nella sua cerchia più stretta la sua leadership fu messa in discussione fin dall’inizio e fu vittima di diversi complotti, i cui capi furono esiliati o giustiziati senza pietà. Ne seguì il regime di terrore: il senato lo temeva e lo odiava, le esecuzioni sistematiche asservivano il popolo, ma, al contempo, Commodo si avvaleva dell’appoggio dell’esercito, cui elargiva consistenti somme di danaro, mentre la sua popolarità era mantenuta dai “giochi” nel Colosseo, nei quali si esibiva lui stesso combattendo ed uccidendo gladiatori storpi, abbattendo elefanti e leoni drogati, infilzando giraffe, decapitando struzzi. Alla fine fu ucciso in una congiura grazie a Narcisso, il suo personal-trainer, che lo soffocò nel suo bagno. Ci sarà un Narcisso nella storia di Putin? Finora no! E con la morte di Commodo le cose andarono meglio? No! Ad esempio, Caracalla, a dimostrazione che l’umorismo è la migliore arma (ma solo se è ben fatto!), si sentì ridicolizzato da uno spettacolo teatrale tenuto ad Alessandria d’Egitto e fece massacrare i ventimila maschi di questa città per poi saccheggiarla e bruciarla; fu assassinato da una delle sue guardie mentre urinava sul lato della strada. Come Putin ha invaso paesi vicini per contrastare le azioni dell’Impero d’Occidente e come mezzo di distrazione della massa dei russi, Massimino Trace, imperatore paranoideo, non fidandosi di nessuno, uccise decine di amici, consulenti e benefattori e dichiarò guerre gratuite al prezzo di gravi perdite; al malcontento dei romani reagì marciando su Roma, ma questa volta la “marcia su Roma” andò male: le truppe erano esauste, molti disertarono o si rivoltarono contro di lui, Massimino fu assassinato e la sua testa fu infissa a un palo ed esposta. Diocleziano introdusse tra gli spettacoli del Circo Massimo la condanna dei cristiani ad essere divorati vivi dalle bestie feroci.

Ma com’è mantenuto attualmente il potere del terrore in Russia? Come avviene in molti paesi arabi o nella Corea del Nord, la via comprende l’eliminazione dell’informazione non ufficiale, l’azione repressiva della magistratura e della polizia e l’eliminazione degli avversari politici nelle elezioni. Il mestiere di giornalista in Russia è diventato sempre più pericoloso dall’inizio degli ’90 in poi, cioè da quando il KGB si è prima associato al potere politico di Eltsin e poi l’ha sostituito con Putin; la stima dei giornalisti uccisi in Russia per “incidenti” o per omicidio o di quelli condannati dopo ingiusto processo non è precisabile (in oltre trent’anni sarebbero più di duecento i giornalisti morti). La magistratura russa non è veramente autonoma dal potere politico, come del resto avviene anche in Ungheria, e Putin si è svincolato anche da ogni elementare principio di diritto internazionale attraverso la modifica della Costituzione nel 2020, seguita da una plebiscito referendario; a questa ipocrisia si è piegato furbescamente il governo italiano nella vicenda di Ilaria Salis fingendo di rispettare l’indipendenza dei giudici ungheresi, ma ignorando che questi giudici sono sottoposti al controllo di organismi nelle mani del governo e non hanno la libertà neanche di rivolgersi alla Corte europea dei diritti umani e a quella europea di giustizia (nonostante ciò sia previsto e reso obbligatorio dai trattati europei cui l’Ungheria ha aderito e da cui trae cospicui finanziamenti). Nel 2022 Amnesty International ha denunciato, subito dopo l’invasione dell’Ucraina, la campagna russa contro il giornalismo indipendente, il movimento contro la guerra e le voci dissidenti: i più popolari organi d’informazione critici verso il governo sono stati chiusi ed è scattata la censura perfino verso parole come “guerra”, “invasione”, “attacco”; il giornalismo investigativo è stato dichiarato “organizzazione indesiderata” ed è stato vietato in Russia; una legge ha istituito, lo scorso marzo, un “registro unico” di tutti coloro che si comportano da “agenti stranieri”; secondo l’organizzazione non governativa OVD-Info, che monitora il comportamento delle forze di polizia, sono decine di migliaia gli arresti di manifestanti pacifici; le persone private di libertà sono abitualmente sottoposte a pestaggi, umiliazioni, maltrattamenti, assenza di assistenza legale, privazione di acqua, cibo, coperte e lenzuola; chi discredita le forze armate rischia una condanna fino a 15 anni. E così si va verso le prossime “libere” elezioni, in cui Putin non ha avversari, tutti, per qualche motivo, eliminati.

Ma perché lamentarsi dell’Impero d’Oriente, se l’evoluzione dell’impero d’Occidente è già da tempo sulla strada della stessa illiberalità? I pestaggi di giovani manifestanti non avvengono anche in Italia da parte di poliziotti che “non hanno eletto Mattarella”? La tortura e i suicidi avvengono nelle carceri italiane? La libertà di informazione in Italia è la regola o l’eccezione? Gli italiani sono rimbambiti dai giochi, dai filmettini e dalle gare della televisione? Internet è opportunamente manipolata dal potere oscuro? La corruzione è resa sempre meno evidente grazie a leggi compiacenti? L’autonomia della magistratura è tutelata, soprattutto se ci sarà una robusta immissione di giudici di nomina parlamentare? Le “schiforme Nordio” sono un avvicinamento al giorno in cui ci risveglieremo e scopriremo che stiamo vivendo in Ungheria? E tra dieci anni staremo ancora qui ad invocare la pace in Ucraina o il cessate il fuoco in Palestina?

Adolfo Santoro

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