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sabato 05 ottobre 2024

DISINCANTATO — il Blog di Adolfo Santoro

Adolfo Santoro

Vivo all’Elba ed ho lavorato per più di 40 anni come psichiatra; dal 1991 al 2017 sono stato primario e dirigente di secondo livello. Dal 2017 sono in pensione e ho continuato a ricevere persone in crisi alla ricerca della propria autenticità. Ho tenuto numerosi gruppi ed ho preso in carico individualmente e con la famiglia persone anche con problematiche psicosomatiche (cancro, malattie autoimmuni, allergie, cefalee, ipertensione arteriosa, fibromialgia) o con problematiche nevrotiche o psicotiche. Da anni ascolto le persone in crisi gratuitamente perché ritengo che c’è un limite all’avidità.

Portogallo, esempio di politica energetica

di Adolfo Santoro - sabato 17 settembre 2022 ore 08:00

Windfloat Atlantic Project: construction in 4 steps

I processi di decarbonizzazione sono una grande opportunità di crescita per i Paesi del Sud dell’Europa (Portogallo, Spagna, Italia, Grecia, Malta, Cipro). Ma occorre una capacità di visione politica a lungo termine ed evitare opzioni di scelte più costose, in tutti i sensi, e più a lungo termine, come il nucleare; questa capacità di scelta deve essere sostenuta da uno specifico istituto energetico che indirizzi scelte coerenti a livello nazionale, regionale e locale e che abbia la capacità di verificare, all’interno di una cultura per la pace, i rendiconti sulla trasparenza e l’equità degli investimenti effettuati.

È dal 2005 che il Portogallo ha iniziato a programmare una coerente politica di sviluppo delle energie da fonti rinnovabili. Il governo ha adattato e migliorato le reti di trasmissione dell’energia elettrica, in modo tale da renderle funzionali alla trasmissione di queste fonti, ed ha sviluppato un sistema di incentivi fiscali vantaggioso per questi impianti. Per effetto di tali politiche tra il 2005 e il 2010 la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili è cresciuta dal 17% al 45% del totale.

Nel 2018 veniva annunciato che più della metà dell’energia elettrica proveniva da fonti rinnovabili, soprattutto idroelettrico ed eolico. I più grandi impianti eolici erano situati offshore, cioè in mare, lontano dalle coste, dov’è possibile sfruttare i forti venti che soffiano, senza essere rallentati da ostacoli, sulla superficie dei mari, degli oceani, ma anche di grandi laghi. Nel 2020, l’energia eolica ha rappresentato il 24% della produzione di elettricità.

Nel gennaio 2021 il Portogallo ha chiuso, con nove anni di anticipo, la grande centrale a carbone di Sines, sulla costa meridionale del paese; l’impianto era responsabile del 12% di tutte le emissioni di gas serra in Portogallo e la sua chiusura ha significato la più grande diminuzione delle emissioni inquinanti nella storia del paese. Un’ultima centrale a carbone, molto più piccola, chiuderà entro quest’anno, il che permetterà al Portogallo di diventare il quarto paese europeo ad abbandonare completamente la produzione di energia elettrica da carbone dopo Belgio (2016), Austria e Svezia (2020).

Nell’Atlantico, a 20 km dalla costa di Viana do Castelo, è iniziato l’assemblaggio del parco eolico galleggiante del consorzio Windfloat Atlantic, che è in grado di lavorare con onde alte 17 metri e venti molto forti. Nel 2021 l‘eolico ha soddisfatto il 26% per cento del fabbisogno totale di energia.

La produzione di energia idroelettrica dalle onde del mare è iniziata fin dal 2008 in una cittadina a nord di Oporto, ma è nella costruzione di dighe su fiumi che sono arrivati i risultati migliori: sono state costruite grandi centrali idroelettriche, che sono integrate da tanti piccoli impianti. Vengono combinate l’energia eolica e idroelettrica per realizzare l’”energia idroelettrica di pompaggio”: l’energia dei venti notturni pompa l’acqua in salita, che è utilizzata dai generatori per produrre energia il giorno successivo. Nel 2021 l’idroelettrico ha soddisfatto il 26% per cento del fabbisogno totale di energia.

L’investimento di grandi risorse, destinate a sviluppare 5,8 GW in più di 80 progetti, è stato programmato nel fotovoltaico che finora non è stato ancora adeguatamente utilizzato. Nel 2021 il fotovoltaico ha soddisfatto il 3,5% per cento del fabbisogno totale di energia.

È stato infine largamente diffuso l’uso della geotermia in 8 delle 9 isole dell’arcipelago delle Azzorre.

Il Portogallo, di conseguenza, non ha avuto problemi di dipendenza dalle fonti fossili russe (meno del 10% del gas e il 6% del petrolio proviene dalla Russia, mentre altro gas proviene da Nigeria, Usa, Quatar e Algeria) ed ha anticipato al 2026 la realizzazione dei suoi obiettivi europei del 2030 (80% di Fer).

Il nuovo governo socialista portoghese, guidato da Antonio Costa, al suo secondo mandato, ha affermato nel suo programma generale, pubblicato lo scorso aprile, che il suo piano energetico dovrebbe mobilitare oltre 25 miliardi di euro di investimenti nei prossimi 10 anni, coinvolgendo attori pubblici e privati, incentivi e finanziamenti e che vuole “più che raddoppiare la potenza installata delle fonti rinnovabili nel prossimo decennio”. Ad esempio, dallo scorso luglio 12 mila pannelli solari sono stati ormeggiati sul bacino idrico di Alqueva, un grande lago artificiale che si trova nel sud del Paese formando un’isola grande come quattro campi da calcio. Ancora, la startup Cleanwatts sta costruendo una gran quantità di Comunità energetiche. Ancora, sulle “ceneri” di una centrale a carbone nascerà l’impianto ibrido (eolico + fotovoltaico) rinnovabile più grande d’Europa. Per quanto riguarda l’idrogeno, infine, c’è un progetto di miscelazione di idrogeno verde e gas naturale, nato dalla collaborazione di Wärtsilä e Capwatt e c’è l’entusiasmo del Ministro degli Esteri portoghese, Gomes Cravinho, per l’annuncio, fatto dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, nel suo discorso sullo stato dell’Unione, in merito ad una banca dell’Ue a sostegno di progetti sull’idrogeno.

Il positivo esempio portoghese sta incoraggiando anche nel resto d’Europa una più rapida transizione energetica e questo sta avvenendo anche in Italia, dove l’inventiva dei tecnici italiani andrebbe meglio valorizzata dalla politica. Il trasporto ferroviario italiano è al centro di una rivoluzione green, che rinnova il comparto regionale e locale puntando sull’idrogeno. Anche il trasporto stradale sarà al centro degli investimenti volti a sviluppare la filiera dell’idrogeno: saranno realizzate 40 stazioni di rifornimento per veicoli leggeri e pesanti entro il 30 giugno 2026. Proseguirà, tra le altre iniziative, nella realizzazione il progetto del polo dell’idrogeno in Puglia, denominato Green Hydrogen Valley, che prevede impianti per la produzione di idrogeno verde a Taranto, Brindisi e Cerignola. È stato presentato lo scorso venerdì Hydron, il primo bus ad idrogeno completamente realizzato in Italia.

Un settore che merita particolare attenzione è quello del trasporto marittimo, responsabile del 2,5% delle emissioni di gas serra. La nave MS Porrima, realizzata in Giappone, funziona con energia solare, eolica e idrogeno, un mix più che competitivo con i combustibili fossili, mentre in India sono realizzati ferryboat elettrici: il mix energetico permette infatti di sfruttare il solare diretto e il solare riflesso dal mare integrandolo con vele che raccolgono l’energia eolica, con l’idrogeno e con sistemi di cattura della CO2.

Queste iniziative, tra le tante, vanno però integrate, in Italia, all’interno di un coerente quadro di sostegno, come un credito d’imposta per le imprese che installano impianti fotovoltaici o fotovoltaici/eolici, la garanzia statale per le banche che finanziano gli investimenti e un potenziamento delle agevolazioni fiscali per i clienti residenziali, in modo da potenziare le misure per il massivo utilizzo delle coperture degli edifici con moduli fotovoltaici e promuovere la massima diffusione dell’autoconsumo e delle comunità energetiche rinnovabili. È poi indispensabile attuare un piano straordinario di rafforzamento delle reti, specie di distribuzione, in coerenza con la localizzazione delle aree idonee che saranno individuate dalle regioni, per garantire infrastrutture elettriche adeguate alla inevitabile e urgente crescita della produzione, stoccaggio, trasporto e utilizzo dell’energia elettrica. La semplificazione delle procedure richiede inoltre un quadro chiaro, senza dubbi interpretativi, dei procedimenti autorizzativi, l’emanazione tempestiva dei decreti e dei provvedimenti attuativi del decreto legislativo 199/2021 sulle fonti rinnovabili e la facilitazione degli impianti agrovoltaici e degli impianti di grande e media taglia a terra.

Il nuovo Governo dovrebbe dare avvio a una capillare campagna comunicativa e di sensibilizzazione a beneficio di famiglie e imprese, che evidenzi i vantaggi anche economici del fotovoltaico, sia in autoconsumo e comunità energetiche, sia in impianti che immettono l’energia prodotta nella rete elettrica; dovrebbe infine abolire le incoerenze, come la norma sui ricavi degli impianti a fonti rinnovabili, articolo 15-bis del DL 4/2022, il cui periodo di applicazione è stato addirittura esteso dal DL 125/2022 fino a giugno 2023!

Adolfo Santoro

Windfloat Atlantic Project: construction in 4 steps

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