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lunedì 04 novembre 2024

SORRIDENDO — il Blog di Nicola Belcari

Nicola Belcari

Ex prof. di Lettere e di Storia dell’arte, ex bibliotecario; ex giovane, ex sano come un pesce; dilettante di pittura e composizione artistica, giocatore di dama, con la passione per gli scacchi; amante della parola scritta

Gli ultimi tempi

di Nicola Belcari - lunedì 29 gennaio 2024 ore 08:00

Gli ultimi tempi, non vorremmo fossero gli ultimi nel senso che non avessero un dopo. Per tutti noi è la norma che ci sia una fine, anche se stentiamo a crederlo, allora per questo vogliamo portare con noi l’intera nostra specie? Noi mortali, umani non più umani, vogliamo annientare i nostri simili? Muoia Sansone con tutti i filistei?

Per ora abbiamo cambiato il modo di morire. Annoiati di farlo circondati da parenti sgomenti o contenti, addolorati davvero o quel tanto che basta, con la simulazione del caso o l’aperta indifferenza, siamo finiti tra estranei conciati come palombari o astronauti per colpa della peste albergata dal corpo, oggetto di ripugnanza e paura del contagio, gettati nel sacco di plastica dei rifiuti pericolosi.

In una civiltà al tramonto si teme l’arrivo dei barbari, sapendo quel che nel passato è già accaduto. L’edificio era decrepito e bastò quel tanto per farlo crollare. Non abbiamo compreso. Siamo noi, i barbari. Figli di un tempo infame. Istruiti dal giornalista di moda anziché da Thackeray, Balzac, Zola. Siamo i polli d’allevamento nella chiostra del pensiero unico, dell’anti-pensiero. Ammaestrati dai media (tivvù e compagnia bella) che coprono tutte le ore del giorno e della notte (h. 24, come si dice). È il moderno e attuale horror vacui, la paura del vuoto, del silenzio, nel quale c’è il rischio di restare soli con se stessi, esposti a domande inquietanti.

C’è dell’esagerazione in quest’aria apocalittica da fine millennio. È cattiva “letteratura”, iperbole satirica, ma non è che l’umanità non abbia conosciuto catastrofi (due guerre mondiali): se fosse stato possibile dare ascolto a qualche “pessimista” ipercritico si sarebbero potute evitare.

Le siepi e i muretti di un giardino dove coltivare la propria anima possono isolarci dalla volgarità dilagante spacciata per bellezza? Basterà proclamare: non sono complice! (del degrado) Per non esserlo?

Saremmo, forse, ancora in tempo se potessimo accompagnare all’uscita i signori della politica, sia che recitino la parte, sia che siano, i detentori delle sorti del mondo, per ora intenti a costruire il più mediocre dei mondi possibili. Per loro si potrebbe organizzare un avvincente viaggio spaziale, anche disposti a dei sacrifici per le spese. Non sono i nostri rappresentanti? Chi meglio di loro può formare la delegazione diplomatica ideale per i contatti con gli extraterrestri? Buon viaggio alla volta di Plutone, ai confini della galassia. Ma siamo vivi? Ancora vivi? Siamo superflui e il nostro io che abbiamo posto sull’altare come un dio è superfluo, ma in suo potere è il disprezzo: deve solo imparare a usarlo al posto dell’indifferenza.

Nicola Belcari

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