Io populista
di Nicola Belcari - lunedì 08 gennaio 2024 ore 09:00
Io, populista che son io/ populista che non sono altro (sulla falsariga della canzone dei Nomadi)
“Criticone”, “bastian contrario” e simili appellativi erano una volta appioppati dal popolo a coloro che abusano di severità nei giudizi, per concludere con “facile è criticare, difficile fare”: vero senz’altro, a parte il mio caso, che pure faccio parte della categoria di cui si ragiona. Ma chi sei tu? Vi chiederete. Vi dico subito. Sono un populista. Un qualunquista e pure un po’ carognetta.
Come si fa a ritenere ipercritica o troppo esigente la mancanza di stima di una classe politica e la valutazione sfavorevole delle leggi che sforna, io penso? Fin lì vanto opinioni almeno ammissibili se non ragionevoli, poi invece s’arriva al difetto: l’inguaribile populismo.
Esso nasce dall’invidia: rimprovero al politico ciò che farei anch’io se fossi al suo posto. Anche di quello che ha accumulato fortune in troppo poco tempo perché sia limpida la maniera. Lucrum sine danno alterius fieri non potest (Publilio Siro) che tradotto con una certa libertà da mio cognato siciliano vale come “Raru guadagno c’è senza lu’ ngannu”.
Un amico, populista come me, a proposito di quello stesso politico, fino a ieri nullatenente e ora d’improvviso ricco sfondato, con la parafrasi di un celebre motto, dice: “un tegame è un tegame” e anche “che differenza c’è tra lui e Arsenio Lupin? Il primo non è un galantuomo”.
Non è necessario trasgredire la legge per approfittare del potere, la vittima poi non è un privato ma il noi astratto dello Stato. Così è comodo praticare la professione di sottrarre agli altri il superfluo, mentre un tempo, esercitata in modo classico, comportava il rischio di finire in galera e di contrarre malattie dovute all’agire all’umido della notte nascosti nelle fosse.
Io populista non ho un partito che mi rappresenti (ed è ciò che merito). Tutti i partiti ormai sono guidati da statisti, persone superiori alle meschinità, eccelsi non tocchi da bassezze di sentimento. Quando, infatti, si chiede loro il parere sull’avversario ricco da fare schifo, essi disgustati dichiarano: “ohibò, non è cosa che m’interessi” ed è sottinteso: io mi occupo dei massimi sistemi, della filosofia teoretica, dell’architettura istituzionale, di alte questioni etiche semmai e via librandosi nell’iperuranio della politica.
Nicola Belcari
P. S. Un’idea (un sospetto?) sul perché dicano questo, che ci sorprende (perché non approfittare dell’occasione per attaccare un avversario?), ce l’avrei, ma dirlo sarebbe come dare la soluzione di un quiz togliendo ad altri la soddisfazione di trovarla.
Nicola Belcari