DIZIONARIO MINIMO: I mondiali
di Libero Venturi - domenica 24 giugno 2018 ore 07:00
I campionati mondiali di calcio, organizzati dalla Fifa (Fédération Internationale de Football Association) si fanno, ogni quattro anni, per i pensionati. Specie se il fuso orario non è punitivo come in Russia e consente di vedersi tutte le partite. Un’altra ragione per cui oggi, con il mercato globale, si disputano i mondiali è per richiamare nelle squadre nazionali i calciatori che giocano nei campionati in giro per il mondo, specie in Italia. Così i pensionati italiani possono vedere giocare, nelle varie nazionali, i giocatori stranieri che giocano nel campionato italiano. Magari se c’era l’Italia, non era gratis. Intanto io tifo per il Senegal.
In Russia c’è una luce strana e i campi nelle partite diurne sono mezzi in ombra e mezzi al sole e questo un poco disturba. Una novità assoluta è che in Russia c’è molto caldo e ci sono anche i moscerini che vengono dal Volga. Deve essere un effetto climatico-ambientale indotto dal forte consenso di Putin. Hanno meno bisogno del freddo siberiano con cui “rieducare” i dissidenti. Basta solo un po’ di insetticida.
Una delle ragioni della sconfitta della Germania ad opera dei Messicani è che questi avevano una maglia verde prato. Sbucavano veloci da tutte le parti, i poveri tedeschi non se li aspettavano e, anche a causa della luce grigia e delle strisce verdi, chiare e scure, del taglio dell’erba, forse per un effetto mimetico non li vedevano. Così ha vinto il Messico. Anche i Senegalesi hanno vinto e che maglia avevano? Verde.
E da quando in qua Messicani e Coreani corrono così veloci? Non esistono campioni di atletica di queste nazionalità. Ci deve essere stata una mutazione genetica. I coreani del sud ad esempio hanno un attaccante alto un metro e novantadue.
Si deve gufare o no la Svezia che ci ha precluso l’accesso ai mondiali? Direi di no, anzi meglio augurarsi che vincano la coppa, almeno potremo dire di essere stati buttati fuori dai campioni del mondo.
Ronaldo, CR7, è insopportabile. Io, che da studente ero per Ettore e non per Achille, tifo Messi, la pulce, il gaucho argentino triste che sbaglia rigori, il bandolero dallo sguardo assente che non regge la pressione di poco meno di 44 milioni di argentini. Però Ronaldo è pagato meno di lui. Tutti e due comunque evadono ugualmente il fisco.
Oggi tutti hanno imparato a giocare a pallone. È uno sport popolare per qualsiasi taglia. Non occorre avere un bel fisico. Non è richiesto nemmeno un gran cervello, anzi. Piuttosto sono molto diffusi i tatuaggi. Strano che abbiano tenuto a casa Radja Nainggolan! E forse per i tatuaggi hanno scelto l’allenatore argentino Jorge Sampaoli, non certo per come veste o come allena, almeno per ora. Il risultato è un livellamento medio e non si vedono grandi giocate di classe. Si vince in genere per tiri piazzati o calci di rigore decisi dal VAR. Qualche eccezione ovviamente c’è. La goleada Russa, però contro l’Arabia Saudita. Il Belgio, specie nel secondo tempo, ma non solo. Il Brasile se torna brasileiro. E mi tocca ammettere che Spagna-Portogallo è stata una bella partita.
Il gioco prevalente è il “tiki taka” spagnolo: un possesso estenuato della palla con fitta trama di passaggi orizzontali, spesso e volentieri all’indietro, quando non al portiere. È una palla assoluta, nel senso del palloso. Come quando si giocava a triangolino, a porta libera, all’Oratorio nel campo di basket. La porta era il triangolo basso della struttura che reggeva il canestro. Tutti passaggini sega di giocatori mezze seghe, ma driblomani. Il risultato è che tra falso nueve, centrocampisti-finti attaccanti e viceversa, possesso palla infinito contro squadre catenacciare, che Trapattoni a paragone era un offensivista, non ci sono più centrocampisti o attaccanti veri, non c’è più nessuno che sa fare un cross come si deve, non c’è più un puntero di ruolo e non si vede un’azione veloce e per il verso. Arridateci il contropiede all’italiana o quel bel gioco all’inglese con palle lunghe sulle fasce e pedalare e traversoni per attaccanti che regolarmente sbagliano a colpire di testa o di piede e poi alla fine, magari allo scadere, una la mettono dentro. A proposito di calcio inglese, i suoi genitori, che già si chiamavano Kane, l’hanno fatto apposta a chiamare il loro figliolo Harry? Veniva Harry Kane che suona come Hurricane, uragano, il suo soprannome. Nomen omen: è diventato un attaccante sfonda reti, capitano dell’Inghilterra. Noi avevamo Gigi Riva, “Rombo di tuono”, come lo soprannominò Gianni Brera. Che nostalgia!
La pettinatura prevalente in voga tra i calciatori è quella del brasiliano Neymar che, non a caso, si porta dietro il suo parrucchiere. Come quando noi italiani andavamo ai mondiali portandoci cuoco e cucinieri al seguito per la Nutella e la dieta mediterranea. Bei tempi!
L’acconciatura più trendy è una specie di banana arricciata, meglio se colorata a cazzo di cane, che va dalla fronte alla nuca con il resto della capigliatura rasata a mo’ di barbaro Mongolo o di indiano Urone, come Robert De Niro in “Taxi Driver”, per intendersi. A me, per i colpi di testa, avrebbe dato noia.
Pessoa, che è portoghese come Ronaldo, diceva che il poeta è un fingitore, finge così completamente da fingere che sia dolore, il dolore che davvero sente. Ma non aveva conosciuto i calciatori. Finti e falsi come i giocatori di calcio non ce n’è. Le sceneggiate che fanno rotolandosi in terra, per perdere tempo o richiamare l’attenzione dell’arbitro, reclamando un rigore o una punizione, sono qualcosa di incredibile. Più che calciatori sono “calciattori”, dei veri guitti. Vedi dei marcantoni di un metro e novanta che, se toccati appena, stramazzano al suolo tenendosi il volto o la gamba e gridando alla sacralità della persona umana. Al contrario, se fanno un fallo evidente, alzano le braccia o atteggiano il volto ad una mimica facciale a dimostrazione della loro assoluta innocenza. Quando non inveiscono con l’arbitro.
Tra l’altro non molti calciatori capiscono che a volte sarebbe più opportuno difendere contenendo, anziché affrontare l’avversario, specie quando è lontano dall’area, magari con le spalle rivolte alla porta. Invece no, si lasciano andare a falli gratuiti, spesso meritevoli di ammonizioni, consentendo così alla squadra avversaria di guadagnare campo o calciare verso la porta. Per questa cosa il calcio dovrebbe prendere lezioni dal basket.
Nello spot della Fifa “Play right. Live right”, un giovanotto sveglio afferra una borsa in un bar e scappa fuori non per rubarla, ma per restituirla alla ragazza tonta che, uscendo, l’aveva dimenticata. Un esempio edificante. Peccato che la borsa nel bar era blu e quella riconsegnata è rossa. O il giovane l’ha sostituta al volo oppure la ragazza la prende, ringrazia, ma non è la sua. Non così right. A meno che qualcuno, sottoscritto compreso, non sia daltonico.
Giorgia Rossi, la telecronista sportiva di Mediaset che segue i mondiali, è la dimostrazione più evidente che Dio esiste e la Barbie pure. Parla velocissima, guarda fissa la telecamera e sorride. Non si capisce sempre quello che dice, ma sembra sempre che lo dica proprio a te. Bella e brava. Sempre che non sia un robot. E sempre viva la Fifa! Buona domenica e buona fortuna.
Pontedera, 24 Giugno 2018
Libero Venturi