DIZIONARIO MINIMO: Pubblicità regresso
di Libero Venturi - domenica 29 aprile 2018 ore 07:20
Sì, pubblicità regresso, non progresso, almeno per quanto riguarda le regole della cavalleria.
La scena, suppergiù, è questa. Marito e moglie, si suppone, seduti sul divano davanti alla telecamera, come nei film di Woody Allen, quelli dove le coppie raccontano la loro storia al regista. O allo psicanalista, che è più o meno lo stesso: il cinema come terapia. Ciak, si gira. Il marito è vicino alla moglie e le appoggia una mano sul ginocchio, a dimostrazione di affetto e complicità. Lei confessa, con arrendevole dolcezza, che soffriva di mal di pancia. E lui, impietoso, rincara la dose e le ricorda diarrea e colon irritabile. Allora la moglie, accennando un sorriso colpevole, ammette e cala il carico: per non parlare delle flatulenze! Ma da quando ho scoperto “Beciamea”, tutto è passato. “Beciamea”, effetto cerotto per l’intestino! Passa la pubblicità del farmaco miracoloso, fornito dal farmacista e la camera inquadra la coppia che sorride, felice e sollevata, per la ritrovata armonia. Mai terapia matrimoniale ha avuto un esito così efficace.
Ma che stronzo di marito, per restare in tema! È vero che al giorno d’oggi la televisione è diventata come il confessionale del prete, gli si va a raccontare il nostro privato, peccati e guai, e se ne viene assolti. In televisione si litiga, si piange e la gente, smarrita, si ritrova. Già apprendiamo dalla tivvù di mamme e figliole con fastidiosi pruriti intimi vaginali, però a tutto c’è un limite. La signora adesso starà anche bene o meglio, ma che gusto ci sarà a sputtanare in questo modo la propria moglie!? Ora tutti sappiamo ciò che quella donna gentile è stata indotta a dire e cioè che, nel chiuso delle mura domestiche o financo nel talamo nunziale, le scappavano dei peti fragorosi, delle puzze nauseanti e doveva correre al cesso. Quando, semmai, il cliché è quello del marito scoreggione, che infatti viene confermato nella versione francese. Qui invece siamo al capovolgimento dei ruoli. E va bene la parità di genere e le quote rosa, ma, anche lasciando perdere il bon ton, che oggi è desueto, anzi caduto in disgrazia, dove è finita la cavalleria? Semmai il marito avrebbe dovuto dire, ma no cara, non è niente! Si promette di restare uniti nella buona o nella cattiva sorte, un po’ di scurregge e di sciolta, con rispetto parlando, saranno comprese?! Senza fare tanto puzzo. E comunque su queste intime faccende sarebbe meglio conservare un velo estremo di riservatezza e di pudore. Mi sono sempre chiesto, ma il Presidente della Repubblica, il Papa, la Signora Merkel, Miss Italia, Carla Fracci o Chiara Ferragni ci vanno al gabinetto?
Almeno, sputtanamento per sputtanamento, ci fosse un finale vendicativo e spiritoso! Il marito, contento, potrebbe chiedere: ora stai bene, vero cara? E la moglie: sì, da quando uso “Beciamea” va benissimo, facendo le corna! Primo piano su lei che strizza l’occhio alla telecamera, al regista o psichiatra che sia, oppure al cameraman. Senza escludere il farmacista. Dissolvenza e “Fine”. Perché la signora, diciamo la verità, avrà anche qualche imbarazzante disturbo intestinale, ma è sempre una bella donna! È il marito che è una vera merda. Una fetecchia. Una ca’ata d’omo. E per quello, come diceva la mi’ nonna per i ciucchi, ‘un c’è medicina. Buona domenica e buona fortuna.
Libero Venturi
Pontedera, 29 Aprile 2018
Libero Venturi