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giovedì 03 ottobre 2024

PENSIERI DELLA DOMENICA — il Blog di Libero Venturi

Libero Venturi

Libero Venturi è un pensionato del pubblico impiego, con trascorsi istituzionali, che non ha trovato niente di meglio che mettersi a scrivere anche lui, infoltendo la fitta schiera degli scrittori -o sedicenti tali- a scapito di quella, sparuta, dei lettori. Toscano, valderopiteco e pontederese, cerca in qualche modo, anche se inutilmente, di ingannare il cazzo di tempo che sembra non passare mai, ma alla fine manca, nonché la vita, gli altri e, in fondo, anche se stesso.

Vecchi

di Libero Venturi - domenica 26 gennaio 2020 ore 10:00

Non è un paese per giovani. Oggi le persone con oltre 65 anni in Italia sono 12 milioni, il 22% del totale contro il 19% in Europa. Nel 2050 supereranno il 30%. Gli over 80 saranno il 15%, attualmente sono il 6%. Tra gli over settantacinquenni l’85,8% soffre di malattie cronico degenerative. In Italia ci sono 4 milioni e 360mila persone con disabilità, di cui 2 milioni e 600mila oltre i 65 anni e il 42,4% degli over 65 disabili, vive da solo. Eccoci.

L’edificante quadro, però, non è ancora completo. Nel nostro Paese i servizi pubblici socio-sanitari offrono solamente 300mila posti letto, mentre gli anziani non autosufficienti sono 3 milioni circa. Dieci volte di più. Per far fronte a questa situazione ci si rivolge a badanti, magari al nero, e comunque anche questa soluzione ha un costo e presuppone disponibilità logistico-abitative che non sempre è possibile avere o sostenere. Le famiglie spesso ricorrono a soluzioni private, ancora meno tutelate e a rischio. Infatti 620 tra Residenze Sociali Assistite e strutture socio sanitarie, nei primi undici mesi del 2019, sono risultate non conformi ai controlli dei Nas, il 28%. Le strutture chiuse o sequestrate nel 2019 sono state 95, come nel 2018. Nel 2017 erano state “solo” 39. Durante il 2019 chiuse due strutture a settimana, irregolarità riscontrate soprattutto al Sud. D’altra parte l’assistenza è un business da 9 miliardi di euro l’anno, con rette salate che arrivano a tremila euro il mese.

Occorrerebbe più Stato Sociale, Welfare, per dirla con quegli ingrati inglesi che ci abbandonano a noi europei, ma con meno tasse non ce lo possiamo permettere. Certo, se tutti le tasse le pagassero il giusto e non solo chi lavora e si combattesse l’evasione fiscale, sarebbe un altro discorso. Perché ci vorrebbe più Stato, ma anche più mercato. Cioè un compromesso etico e dinamico tra pubblico e privato. Dinamico per il pubblico e lo Stato. Etico per il privato e il mercato. Impossibile? Utopia? Può darsi. Un tempo ci piacevano le utopie, anche le impossibili, perfino quelle sbagliate.

Al mondo siamo 7,5 miliardi e cominciamo ad essere parecchi, troppi, diciamo la verità, per la nostra povera Terra che continuiamo oltretutto a depredare, maltrattare, incendiare. E, come se non bastasse, a comprometterne il clima con le conseguenze nefaste del riscaldamento, lo scioglimento dei ghiacciai, l’innalzamento degli oceani e dei mari. Ciò che rende rischiose le gite a Venezia, se non su invasivi mega piroscafi, improbabili le vite su molti arcipelaghi oceanici, nonché inutili le terza ante, quelle primaverili, e relativi indumenti, degli armadi quattro stagioni. Solo per fare qualche esempio, più o meno grave. E il male è che già nel 2050 saremo ancora di più e chissà se migliori: 9,7 miliardi circa. Con un’impronta ecologica che il nostro Pianeta, che ha disponibilità per i nostri bisogni, ma non per le nostre avidità, non potrà sostenere.

E allora, in attesa che la fantascienza diventi meno fanta -non nel senso della bibita- e più scienza e si individuino nuovi mondi dove andare a far danni, come si fa a contenere le nascite sulla Terra e allo stesso tempo contrastare l’invecchiamento del Paese? Sembra una contraddizione in termini e lo è, in effetti. Per risolverla bisognerebbe che i paesi più poveri e prolifici smettessero di esserlo o diminuissero parecchio e i paesi più ricchi e pressoché sterili riprendessero a procreare. Insomma regolare questo strano e inverso rapporto tra povertà e prolificità, ricchezza e denatalità. Cioè tra “crescete e moltiplicatevi” e “decrescete e dividetevi”. E magari senza il barbaro controllo delle nascite imposto in Cina, fino a poco tempo fa. È, ancora una volta, un problema di riequilibrio delle risorse, nonché del loro corretto prelievo. Una questione di giustizia e solidarietà.

Anche in Italia siamo a crescita zero e in talune regioni sotto zero e non perché fa freddo. Con un po’ più di benessere e istruzione si diventa più attenti e forse saggi, ma chissà. Con troppa ricchezza egoisti e stronzi. Ancora di più, se poi il benessere cala. Specie se il benessere che cala, oltre ai soldi, sono i servizi sociali, asili e assistenza. Il casino è che pure le famiglie dei nuovi cittadini immigrati hanno rallentato il proprio tasso di crescita. E c’è anche da capirli con tutto quello che si dice di loro da parte delle destre, ormai in via di radicalizzazione e forse maggioritarie nel Paese. E mica solo da parte delle destre.

Come si risolve tutto questo non lo so. Non solo non dovremmo contrastare così tanto l’immigrazione, forse dovremmo addirittura invitarli, i migranti: venissero qua a far figli e lavorare. Di questi passi, se no, resteranno sempre meno giovani lavoratori, magari incazzati, a pagare le pensioni, magari anticipate, di sempre più vecchi fancazzisti. “Umarell” che -quando non impegnati in qualche volontariato o lavoro, magari al nero, di rinforzo alla magra pensione- girano per le case con pattine imposte da mogli e compagne, interfacciano con il computer o bighellonano per le strade a “controllare” i lavori pubblici sparlando di ritardi e inadeguatezze del Comune. Perché, seddiovole, si campa di più, grazie alla scienza medica, alle diete bilanciate e al fitness, anche se ci si rompe parecchio di più.

A meno di non fare, al proposito, quello che suggerì un’anziana signora durante un’assemblea in cui venivano spiegate le modalità della raccolta differenziata dei rifiuti. Sentito io. Ma perché a noi vecchi, dopo una certa età, non ci date una “pasticchina”, così ci si leva da rompe’ i coglioni e ciao? Disse così, evidentemente esprimendo un’opzione, anche esistenziale, più favorevole alla rottamazione che al riciclo e nonostante la figlia, seduta accanto a lei, avesse cercato di zittirla con un’energica gomitata. Ma sostituire la pillola anticoncezionale con una pasticchina finale, anti rimbambimento senile non si può. Oltretutto il rimbambimento è spesso e volentieri precoce, come nel mio caso, e la rottamazione sarebbe un genocidio che nemmeno Pol Pot. O Renzi, quand’era nei suoi cenci. No, non è un paese per giovani. Il guaio è che non è neanche per vecchi. Buona domenica e buona fortuna.

Pontedera, 26 Gennaio 2020

*Fonte FIPAC Confesercenti

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