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giovedì 05 dicembre 2024

PENSIERI DELLA DOMENICA — il Blog di Libero Venturi

Libero Venturi

Libero Venturi è un pensionato del pubblico impiego, con trascorsi istituzionali, che non ha trovato niente di meglio che mettersi a scrivere anche lui, infoltendo la fitta schiera degli scrittori -o sedicenti tali- a scapito di quella, sparuta, dei lettori. Toscano, valderopiteco e pontederese, cerca in qualche modo, anche se inutilmente, di ingannare il cazzo di tempo che sembra non passare mai, ma alla fine manca, nonché la vita, gli altri e, in fondo, anche se stesso.

Spot

di Libero Venturi - domenica 28 giugno 2020 ore 07:30

La pubblicità televisiva coinvolge sempre più i piccoli, bambini e bambine, soprattutto bambine. Forse prepara le future generazioni, soprattutto femminili, al mondo dell’immagine. Forse le sensibilizza circa i disturbi della persona o le prerogative del mercato. O forse più semplicemente pensa che rendere protagonisti i bambini sia un modo per rafforzare il valore commerciale di un prodotto presso familiari ed adulti. Comunque è così che va. O che non va. Ci vorrebbe una legge oppure un senso etico che regolasse queste cose e impedisse ai bambini di essere usati a scopo commerciale. Non che il mercato sia necessariamente ingannevole o perverso, ma perché avranno tempo per sperimentarne, più grandi e adulti, le opportunità e le lusinghe.

Tra l’altro ci sono spot veramente inquietanti da questo punto di vista che accostano i bambini agli adulti, loro familiari. In uno di questi la nonna confessa di avere diarrea e flatulenza e la nipotina -o supposta tale- accanto a lei conferma e aggiunge «e mal di pancia!». Bello questo trasporto empatico della piccola verso la cara e dolce nonnina, verosimilmente, affetta ed afflitta da colon irritabile. La quale però, da quando assume “Kijimea”, nella nuova formula “pro”, dichiara, radiosa, che i suoi disturbi intestinali sono migliorati. Cosa che la nipotina con la sua graziosa vocetta rimarca ed approva, prima che la nonna concluda che quel prodotto è una «gran cosa». Nientemeno.

Ma non bastano nonna e nipotina, un altro spot vede come protagoniste mamma e figlia. Anche in questa circostanza la mamma dichiara di avere mal di pancia, flatulenza e diarrea e la bambina rincara la dose, precisando: «mamma correva spesso in bagno». Ah, l’innocenza sincera e disinibita dei bambini! Forse un tantino petulante, ma impagabile! Naturalmente anche in questo caso, dopo l’uso del farmaco miracoloso di cui sopra, tutto si risolve per il meglio come in una favola a lieto fine.

Ma questo non era ancora sufficiente. La linea completa degli spot prevede anche il complice rapporto tra padre e figlia. Poteva forse mancare? Il babbo dice, rendendoci tutti partecipi «avevo mal di pancia, diarrea» e la figlioletta, toccandosi il naso e calando il carico da novanta, aggiunge «e flatulenza!». Ora una bambinetta di cinque anni circa che ne può sapere della flatulenza? Lo stesso termine dovrebbe risultarle arcano. È vero che conosco una piccola che, quando starnutiva, diceva «sono allergica alle graminacee» dimostrando una proprietà di linguaggio fuori dal comune per la sua età, a me che avevo già problemi a comprendere il significato di allergia che ai miei tempi non si conosceva o non si curava. Ma insomma flatulenza è troppo. Detta al suo babbino caro, poi! Tra l’altro non conosco il tedesco, ma nella versione rivolta alle popolazioni germaniche, che sono gente romantica e rude, la bimba sembra dica a papà che fa le puzze. In conclusione babbo e figlia si esibiscono in un simpatico balletto perché, sempre previo uso del farmaco toccasana, tutto è passato! La farmacopea ha fatto passi da gigante in materia, negli ultimi anni. Nello spot tedesco la bambina salta addirittura di gioia! Quando si dice la liberazione!

Che poi la piccola sembra la stessa. Sono quadri di famiglia. Ma più che una famiglia sembra la banda del corpo sciolto. «E questo è l’inno del corpo sciolto, lo può cantare solo chi caca di molto», avrebbe intonato Roberto Benigni, quando era ne’ su cenci. E può anche darsi che noi si sia soltanto degli stitici invidiosi, come dice la canzone. Ma tant’è.

Un’altra pubblicità che imperversa sugli schermi televisivi è quella che si apre con l’immagine di una giovane donna, posta di fronte a diverse possibilità. Frigo vuoto: consegna a domicilio o cena fuori? Sabato pomeriggio: mostra d’arte o serie tivvù non stop? E te pensi: ecco una donna moderna di fronte alle alternative della vita nel mondo odierno, quando ad un tratto irrompe sulla scena un altro, ben più drammatico, interrogativo. Infezione vaginale: candida o vaginosi batterica? E ti verrebbe da dire: e che c’azzecca? Ma non fai a tempo a chiedertelo che una rassicurante voce fuori campo ti informa, o meglio informa tutte le donne, che, allo scopo di risolvere questo insorgente dilemma, si può provare “Meclon”, antimicotico e antibatterico per un’azione ad ampio spettro contro le infezioni vaginali di diversa natura. Del resto le donne, che sarebbe mediamente più istruite degli uomini e una risorsa per la crescita del paese, vengono spesso raffigurate dalla pubblicità come soggetti/oggetti di patologie riguardanti pruriti inconfessabili, fastidiosi bruciori, intime infezioni batteriche con inevitabile rilascio di odori o perdite di diversa natura. E di conseguenza testimonial di pomate lenitive o dei più vari incursori occlusivi e indumenti tanto contenitivi quanto invisibili.

È vero che sono cose naturali e che la natura a volte ci fu matrigna e ci fece pure all’affanno. Per non parlare dell’infiammazione. Ma è anche vero che magari siamo a tavola mentre vanno in onda quegli spot e, sopratutto, che ormai il mercato supera anche il comune senso del pudore. Il mercato non ha più inibizioni, né mediazioni. Mi ha colpito la protesta dei commercianti pisani nei confronti dell’Università che, in fase post pandemica, ha deciso di procrastinare la riapertura delle lezioni. I rappresentanti delle associazioni di categoria del commercio, intervistati, non hanno detto bisogna riaprire le Facoltà perché Pisa è una città la cui tradizione universitaria non può venir meno e gli studenti hanno bisogno di riprendere gli studi e frequentare le lezioni dal vivo con i loro esimi professori in carne ed ossa e, inoltre, l’assenza degli studenti procura anche una perdita economica agli esercizi commerciali cittadini. No, questo deve essere parso loro un ragionamento troppo complesso o un indugio logico da intellettuali, magari di sinistra. Hanno semplicemente detto: bisogna riaprire l’Università se no perdiamo fatturato. Che è notoriamente lo scopo principale per cui è sorto lo storico Ateneo pisano.

Del resto il mercato promette ammiccanti occasioni. Imbattibili, addirittura divine, quelle di “Poltronesofà” che continuamente offrono sconti e saldi di autentica qualità, sull’orlo estremo della convenienza. Veri e propri regali. Anzi, fra abbattimento delle tasse, incentivi vari e rottamazione del vecchio divano, sfiancato dal confinamento forzato in casa a causa del contagio, è probabile che pagheranno loro perché noi compriamo un nuovo sofà o un divano letto di ultima generazione.

Bella invece, non c’è che dire, la promozione del Trentino. Immagini di paesaggi montani stupendi che accompagnano lo slogan «venite in Trentino dove si respira». A parte il fatto che anche in Toscana non s’affoga, però il Trentino è proprio bello. E una vacanza in montagna sarebbe salutare. Il turismo, uno dei motori dell’economia, crolla, dopo il passaggio del virus e, da chi può, andrebbe sostenuto. È sorprendente poi come il caso crei combinazioni anche arbitrarie tra fatti ed eventi. «I can’t breathe» gridava George Floyd, cittadino nero, al poliziotto americano che gli ha premuto il ginocchio sul collo fino a provocarne la morte. E quel grido è diventato lo slogan del movimento “Black Lives Matter”, le vite dei neri contano. E allora mi piace pensare che la popolazione di colore si riversi in Trentino a godersi l’aria di montagna e, al ritorno dell’inverno, sulle nevi immacolate, i neri immigrati, tutti a sciare che gridano «we can breathe!», qui si respira. Finalmente.

Comunque, sarà che eravamo più giovani, bei tempi quelli della dolce Euchessina, del digestivo Antonetto, della camomilla Filtrofiore Bonomelli e del confetto Falqui che bastava la parola. Arridateci Carosello. E dopo si rivà tutti a letto, aspettando il bacio della buonanotte. Buona domenica e buona fortuna.

Libero Venturi

Pontedera, 28 Giugno 2020

Libero Venturi

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