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PENSIERI DELLA DOMENICA — il Blog di Libero Venturi

Libero Venturi

Libero Venturi è un pensionato del pubblico impiego, con trascorsi istituzionali, che non ha trovato niente di meglio che mettersi a scrivere anche lui, infoltendo la fitta schiera degli scrittori -o sedicenti tali- a scapito di quella, sparuta, dei lettori. Toscano, valderopiteco e pontederese, cerca in qualche modo, anche se inutilmente, di ingannare il cazzo di tempo che sembra non passare mai, ma alla fine manca, nonché la vita, gli altri e, in fondo, anche se stesso.

DIZIONARIO MINIMO: il gatto, il cane

di Libero Venturi - domenica 16 aprile 2017 ore 08:00

Il gatto

Dice, non stuzzicare il can che dorme.

Ma anche al gatto se non gli rompi i coglioni è meglio.

Dice, perché morde anche il gatto?

Semmai sgraffia, ma anche se non fosse, ti pare bello? Agli animali bisogna volergli bene comunque.

Dunque, ho un gatto. Me l'hanno regalato i figli. I figli so' pezzi 'e core. Avranno pensato che un po' vecchio, un po' solo e, più che altro, sulla via del rincoglionimento avessi bisogno degli effetti benefici e salutari della pet therapy. La pet therapy consiste in questo: intanto si impara dove cazzo mettere l'h nella parola therapy e che in fondo ci vuole la y, poi con tutto quello che il gatto ha di suo e combina per casa non hai più tempo di votarti i coglioni con i tuoi di problemi. Il veterinario, la lettiera, il divano, il cibo, la posizione per dormire quando lui ti zompa addosso, eccetera, eccetera. Quasi subito scattano l'empatia e la condivisione: il gatto ha disturbi intestinali che è pietoso non nominare e lo stesso capita anche a me, idem per il pietoso riserbo. E, vi giuro, non mangiamo le stesse cose. Così io prendo l'Enterogermina e lui, il gatto, il Florentero. Notare la preoccupante identità tra prefisso e suffisso delle due medicine che stanno sulla stessa mensola. Basta non confondersi.

Il mio gatto è nero, si chiama Martin Senghor.

Dice, perché?

È una lunga storia di diritti, un giorno la racconterò. Per ora mi limiterò a dire che difende fieramente la razza nera, la sua negritudine, verso l'uomo bianco, sottoscritto compreso. Se lo chiamo Martin però lui non risponde, probabilmente è riservato -sordo non è- oppure vuol mantenere l'anonimato. Allora io lo chiamo micio, miciogatto, ntzu-ntzu: non risponde ugualmente, ma forse è più appropriato. Invece un nome abbastanza attinente l'ha dato mio fratello di Vico Pisano al suo gatto, nero anch'esso, evidentemente un tratto distintivo di famiglia: si chiama Rino. Rino Gattuso, ovviamente.

Dunque Martin Senghor ha perso la coda e non perché è distratto, anch'io ho perso i capelli e, pur essendo distratto, non dipende da quello. Solo che i capelli cadono, la coda non dovrebbe. E non è che l'ha persa in guerra, magari con gli altri gatti: sta sempre in casa e ne ho fatto un pacifista. È solo una lunga storia di veterinari e antibiotici, un giorno la racconterò.

Comunque, forse come per me per i capelli, era destino e mezza glien'è rimasta. All'Ikea gli ho comprato Lilleplutt, 4,99€, un gattino svedese di peluche, a mezza coda anche lui che, non a caso, è divenuto il suo compagno di giochi preferito. Lo azzanna e lo lecca, scarica su di lui aggressività e amore repressi. E, forse quando si annoia, prova pure a scoparselo! Lilleplutt, non reagisce. D'altra parte da un peluche, sia pur dell'Ikea, non ci si può aspettare di più. Allora devo strapparglielo via perché non la smette. Non rischierà mica la cecità?! Già mi guarda storto, quando glielo tolgo da sotto. Martin è sterilizzato, un modo meno tagliente di dire castrato, ma conserva l'istinto e apprendo da tuttosuigatti.it che "diversamente dalle femmine, il maschio in età adulta è sempre pronto all’accoppiamento, non ha fasi cicliche di calore." Cosicché, assecondando la natura, quando esco, libero Lilleplutt dallo stanzino. Li lascio soli alle loro effusioni. Godimento assicurato. E a questo punto immagino che Lilleplutt con quegli occhietti celesti, non sia un gattino, bensì una gattina di peluche. Non voglio pensare ad altri scenari, però al giorno d'oggi bisogna avere una mentalità più aperta. L'importante per tutti gli esseri viventi sarebbe la felicità, seguirla come il filo dell'orizzonte.

Il gatto si guarda sempre in giro, circospetto, con quegli occhi verdi, enigmatici, a palla. Non si capisce se sia intelligente o più che altro furbo. Non si capisce nemmeno degli uomini. Dicono che il cane sia più intelligente del gatto e, non a caso, addomesticabile: deve essere un effetto collaterale. Penso che anche il gatto capisca il suo, si struscia quando vuole o ha bisogno, ti gratifica con le sue fusa e poi ti va nel culo. Non è diverso dagli uomini, a parte le fusa. A me fa compagnia e io a lui.

Il cane

Che ne so? Ho un gatto.

Dice, cane che abbaia non morde.

Sarà, ma chi ci dice se cambia opzione e va in modalità mordace? E poi, anche quanto ad abbaiare, è l'accanimento che ci mette che non convince, né rassicura.

Non ho mai avuto un cane. Da piccolo un cane lupo mi rincorse, capace voleva solo giocare, ma nel dubbio, coraggiosamente, me la detti a gambe levate e me ne restò addosso una paura freudiana. Dice che i cani sentono la paura e per questo ti accanano. Appunto. E il peggio è quando si accaniscono nel farlo. Ma sopratutto il guaio dei cani è che poi si affezionano al padrone e sono da lui dipendenti per i bisogni. Io non mi ci vedo, trainato da un grazioso cuccioletto o da un molosso scodinzolante a pisciare e cacare la mattina presto, con paletta pieghevole, sacchetto e guanto di plastica -mi rompe i coglioni mettermelo anche alla Coop per la frutta, sbaglio sempre il dito pollice- per raccogliere gli escrementi dell'amata bestiola. Oltretutto bisognerà fare il commovente viaggio della memoria di tutte le pisciate dell'animale.

Il gatto invece, con qualche accorgimento, pur non privo di giramento di palle, si rende autosufficiente per i propri bisogni e per di più si affeziona alla casa dove sta o lo porti. Così nei vari traslochi, separazioni, ecc. a volte lo puoi lasciare con qualche rimpianto, ma senza sentire, anche per il felino, il senso di colpa per il tradimento o il distacco. Sai che potrà essere felice o comunque stare bene anche senza di te. Del resto la casa la lasci e tutti si sopravvive. Non è il massimo, ma è una buona ricetta con effetto placebo.

Sono cinico? Preferisco dire realista. E, a proposito, cinico deriva forse da cane, in greco "kyon". I filosofi cinici nell'antica Grecia, seguaci di Antistene e Diogene di Sinope, professavano una vita randagia e autonoma, indifferente ai bisogni e alle passioni, fedeli solo al rigore morale. Una vita povera, come i cani. Da cani si direbbe oggi.

Indifferenti alle passioni son parole grosse. Magari! Vogliamo parlare delle divergenze parallele della sinistra e del centro sinistra? Altro che cane e gatto! Che passione! Prendiamo poi i rapporti interpersonali di coppia, di cui ho qualche esperienza, quelli in campo eterosessuale. Uomini e donne sono davvero come cane e gatto e forse abbaiano, miagolano, mordono, soffiano e litigano anche di più, sia per il rituale dell'accoppiamento, sia nella vita di tutti i giorni, dato che la razza umana è superiore e dotata di libero arbitrio e scopa quando vuole o quando può e non solo quando deve. Perché alla fine anche gli uomini e le donne appartengono al regno animale come tutte le altre bestie, hanno solo in più questa complicazione della parola e dell'anima.

A parte Lassie -che credevo fosse anche una razza canina, invece era un collie- e Rintintin, i cani televisivi dell'adolescenza, voglio ricordare Ronni, il cane del Mago, un mio amico di gioventù. L'amico era il Mago, ma anche il suo cane mi stava simpatico. Era un bastardone chiaro, pezzato, buono come le paste che chiedeva a "Pinolo", il proprietario del Bar La Posta, mettendogli le zampe sul banco. Roba che se succedesse ora, come minimo arriverebbe tutto l'ufficio comunale d'igiene pubblica. Pinolo gli dava quelle avanzate della sera e lui era contento. Il cane, ma anche il barista che diceva così non si butta via niente. Era una cosa antesignana al tema del riutilizzo dei rifiuti, contro lo spreco alimentare. Il Mago e Ronni erano inseparabili. Ronni un giorno sparì, anche il Mago è sparito un giorno.

Poi vorrei menzionare Balù, il cane di un amico scrittore e professore in pensione. L'amico è in pensione, il cane è a pensione da lui. Loro sono tutti e due viventi. L'amico quando e se leggerà queste righe si toccherà le palle, il cane no. Non conosce il senso del destino e della sfiga, né ha acquisito il dono della lettura. Quello della parola invece gli manca per poco e interloquisce a suo modo con i padroni come un figliolo e anche con i loro ospiti, dopo averli approcciati con irruenza e annusati a fondo. Nei periodi buoni, per lui, prova anche a sottometterti sessualmente. È un bel canone, un meticcio: l'incrocio delle razze, come sempre, ha giocato a favore della specie.

Pontedera, 16 Aprile 2017 

Libero Venturi

P.S. Cani e gatti litigano spesso in natura,mai quanto gli uomini sulla Terra. Questa Domenica è Pasqua, facciamoci gli auguri perchè ne abbiamo bisogno.

Libero Venturi

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