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mercoledì 11 dicembre 2024

RACCOLTE & PAESAGGI — il Blog di Marco Celati

Marco Celati

MARCO CELATI vive e lavora in Valdera. Ama scrivere e dipingere e si definisce così: “Non sono un poeta, ma solo uno che scrive poesie. Non sono nemmeno uno scrittore, ma solo uno che scrive”.

Umani

di Marco Celati - martedì 22 ottobre 2024 ore 08:00

Le nostre azioni determinano chi siamo. La razza umana, gente pericolosa, dannosa, mortale. Gregaria e sociale. Noi, umani non umani, non necessariamente disumani. Tramandiamo il culto dei defunti e la dimenticanza e abbiamo memoria, coscienza o incoscienza, pensiero di noi stessi. Compresi tra passato e presente, ostili o rivolti al futuro. Capaci di cattiverie estreme e slanci generosi, compassioni, amori perfino. E sogni. Sogniamo tutto, sogniamo niente e spesso siamo soli. Povere stelle, da cui pure discendiamo! Noi e i nostri desideri.

E tutti i danni che ci lasciamo dietro. Gli errori, gli orrori. Tutte quelle stanze vuote. Le case da cui traslochiamo. Le diaspore. E quelle carte, quelle frasi, le immagini, le storie. Abbiamo reso il mondo più giusto, più sicuro, migliore? Non credo. Non mi pare.

Quando penso all’esistenza, alle piccole o grandi cose di cui è fatta la vita, le parole per intenderci, la prosa incerta per descrivere chi siamo, la poesia per fare l’universo con niente. Che forse è tutta lì. Non lo dico io, ma un poeta vivente. Mi chiedo cos’è niente e cosa tutto. E questa smania di possedere della vita, in debito con sé stessa. Eppure mai negare il futuro, piuttosto avvicinarlo: non era meglio prima, non è mai stato. Però vedo e sento. E ciò che vedo e sento mi destabilizza. La guerra intorno a noi. I morti civili e incivili, gli annegati nelle traversate in mare. Gli echi delle dittature. La razza e la nazione che evocano ancora odio. La Terra che soffre. E “soltanto dolore/ di anime costrette,/ solitudine di molti,/ vuoto vissuto male,/ mancanza o assenza di uno scopo”. E allora mi chiedo: chi sono io per dire, lamentarmi di me, scrivere cose? Forse siamo entrati in un giro lento della spirale che ci svolge. Un giro retrogrado, un piano male inclinato, sfavorevole al cammino. Forse si procede, ma si annaspa. Si slitta. E non è lineare l’incedere, il progresso: la cara democrazia e la luminosa ragione sono come stanchi di sé.

Non saprei dire cosa possiamo fare. Aiutarci come possiamo. Riconoscere cosa credere. Le fedi e le passioni che ci attraversano e la tolleranza per esprimerle. I nostri cari, la nostra famiglia, il nostro Paese. Ogni cosa preme e appare difficile. Impossibile a volte, schiacciati, resi impotenti come siamo dai poteri. E il potere non accetta il suo contrario. La frase non è mia, è di un poeta scomparso.

Prima di cedere, vorrei dirti che no, ha senso ancora sperare e ringraziare, cambiare noi stessi e tutto, soccorrere e promuovere. Che non è finito il tempo e il varco per trapassarlo esiste ancora, che ancora si può tracciare un segno, fissare un punto, scorgere una via di fuga, una prospettiva, una salvezza, anche per i più. Quello che siamo, quello che vogliamo. E se anche siamo stanchi, tu forse potrai sovvertire ogni disegno, chissà, non noi. In pegno al destino, che ti scampi, offriamo questa avara speranza e questa noia.

“Stare a vedere è facoltà di tutti/ ma ricavarne la chiarezza di un messaggio è privilegio/ …ora che tutto è perduto nel bianco lontano/ e sale, sale da dentro la voce del mondo”.Perchéci è stato detto che tutti gli uomini nascono liberi, uguali e tra loro fratelli, anche se non è vero. Ognuno secondo le sue capacità, a ognuno secondo i suoi bisogni. E che ogni lacrima sarà asciugata e non ci sarà più morte, né lutto, né lamento, né affanno. Perché il mondo di prima è passato e tutte le cose saranno fatte nuove. Per la resurrezione dei morti e dei vivi e la vita del mondo che verrà. Siate felici, fate felice il mondo.

Marco Celati

Pontedera, Ottobre 2024

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P.S. Il poeta che fa luniverso con niente è Milo De Angelis. A sent che la poesia l’è tüta lì: fà lunivers con gnente”. Quello che ha scritto che il potere non ammette il suo contrario è Luciano Fusi. I brani poetici virgolettati sono tratti dal libro “Paradiso” di Stefano Dal Bianco, Premio Strega Poesia 2024. Nel testo c’è uno stravolgimento del pensiero e della poetica di Montale, citato a sproposito. Imperdonabile, ma a volte si ha bisogno del vero, altre del possibile. Il passo finale mescola e storpia passi della Dichiarazione universale dei diritti umani, della Bibbia, l’Apocalisse, e una preghiera, il Credo. Dio mi perdoni, anche se non credente. Del resto la frase “ognuno secondo le sue capacità, a ognuno secondo i suoi bisogni”, resa celebre da Marx, è ispirata dagli Atti degli Apostoli. Amen

Marco Celati

Articoli dal Blog “Raccolte & Paesaggi” di Marco Celati